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I conflitti congelati

La guerra in Ucraina potrebbe durare anni oppure subire una pausa, per poi riaccendersi - Sono molte le guerre di questo tipo nello spazio postsovietico

  • 27 giugno 2022, 05:52
  • 23 giugno 2023, 20:36
Ricordando le vittime in Nagorno Karabakh

Ricordando le vittime in Nagorno Karabakh

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Di: Stefano Grazioli

La guerra in corso è cominciata il 24 febbraio, in Russia viene definita un’operazione speciale, ma nel Donbass si combatteva già nel 2014. Nell’aprile di quell’anno il Governo ucraino lanciò la cosiddetta operazione antiterrorismo per liberare le repubbliche di Donetsk e Lugansk, proclamatesi indipendenti dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. Il conflitto ucraino, che fino all’inizio del 2022 aveva fatto oltre 14’000 morti, è rimasto quindi semi-congelato per otto anni, prima di riesplodere con effetti sul sistema degli equilibri mondiali. Dopo quattro mesi, la guerra sembra aver preso un ritmo molto lento, con le truppe di Mosca e di Kiev che si sfidano su un lungo fronte nell’Est e nel Sud del paese. Le trattative di pace sembrano lontane e il rischio che lo stallo si prolunghi per mesi o per anni è reale. Non sarebbe la prima volta che nello spazio postsovietico si assiste al congelamento di un conflitto: dal crollo dell’Unione sovietica nel 1991 gli esempi, oltre a quello dell’Ucraina, sono molti, dall’Europa, al Caucaso e all’Asia centrale.

Moldova e Transnistria

Quella nell’ex Repubblica sovietica della Moldavia, tra Romania e Ucraina, è stata una guerra breve, tra il 1990 e il 1992, che ha fatto un migliaio di morti tra militari e civili e ha dato origine alla Transnistria, Repubblica indipendente non riconosciuta a livello internazionale, ma che allora come oggi ha il sostegno della Russia. A Tiraspol, la capitale della regione separatista che conta circa 400’000 abitanti, sono presenti da sempre truppe russe. La comunità internazionale non è mai riuscita a trovare una soluzione giuridica condivisa sulla status della Transnistria, che de facto è un piccolo Stato indipendente, un buco nero nel cuore dell’Europa. Con l’invasione russa dell’Ucraina è tornata alla ribalta, poiché Tiraspol è a soli circa 100 km da Odessa, il grande porto ucraino sul Mar Nero, che potrebbe diventare obbiettivo del Cremlino in una prossima fase della guerra.

Armenia e Azerbaijan

Le due Repubbliche indipendenti del Caucaso sono invischiate da una guerra che ha preso le mosse addirittura prima della dissoluzione dell’URSS, nel 1988, e ha radici molto profonde che vanno agli anni Venti del secolo scorso. Oggetto del contendere è il Nagorno Karabakh, regione azerbaigiana popolata in larga parte da armeni, oggi denominata Repubblica dell’Artsakh, senza comunque un riconoscimento internazionale. Dopo un duro conflitto tra il 1992 e il 1994 che ha causato dalle 25’000 alle 50’000 vittime, per quasi tre decenni si è tentato invano di trovare una soluzione diplomatica e nel 2020 è riesplosa la guerra che in tre mesi ha fatto circa 7000 morti e riconsegnato parte del territorio all’Azerbaijan.

Georgia, Ossezia e Abcasia

Già prima della guerra lampo tra Russia e Georgia nel 2008, che in cinque giorni ha provocato un migliaio di morti e si è conclusa con la vittoria di Mosca e l’indipendenza de facto delle due regioni dell’Ossezia del sud e dell’Abcasia, gli anni Novanta hanno visto opporsi nei conflitti nella piccola Repubblica del Caucaso il potere centrale con quello delle regioni separatiste. Tra il 1992 e il 1994 nelle guerre interne georgiane morirono oltre 10’000 persone. Dopo l’intervento russo del 2008, scatenato dall’attacco dell’allora presidente georgiano Mikhail Saakashvili per riprendere il controllo delle repubbliche ribelli, Ossezia del sud e Abcasia hanno proclamato la loro indipendenza, riconosciuta solo da Russia, Venezuela, Nicaragua e Siria.

Gli Stan dell’Asia centrale

Negli anni Novanta in Tagikistan si è combattuta la più devastante delle guerre civili in tutto lo spazio postsovietico, con oltre 100’000 morti tra il 1992 e il 1997. È stato un conflitto interno, ma ha coinvolto inevitabilmente le repubbliche limitrofe, anche perché da una parte schierate con le forze governative c’erano quelle russe, uzbeke, kirghise e kazake, dall’altra, il fronte dell’opposizione islamica tagika aveva il sostegno dell’Afghanistan e gruppi armati islamici transnazionali. Le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, i cinque Stan (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan) hanno tutti dovuto affrontare, con l’eccezione del Turkmenistan, fasi turbolente, tra guerre, rivoluzioni e scontri politici interni (l’ultimo in Kazakistan nel 2021 con l’intervento russo) che rendono l’interna regione una polveriera.

Missili su Kiev, il reportage

Telegiornale 26.06.2022, 22:00

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