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Il Perù diviso tra cacao e coca

Viaggio nella valle dei cocaleros dove, anche con l'aiuto della Cooperazione svizzera, si cercano di promuovere nuove coltivazioni

  • 15 agosto 2018, 09:36
  • 8 giugno 2023, 22:41

La valle della coca

RSI/Ruben Lagattolla 15.08.2018, 09:00

  • ©Ruben Lagattolla

La regione del VRAEM (Valle dei fiumi Apurimac, Ene e Mantaro) tra il 1990 e il 2000 è stata teatro di una sanguinosa guerra al terrorismo e al narcotraffico da parte del governo Fujimori. Dopo anni di fallimenti e stragi da parte dell’esercito peruviano supportato dalla DEA (l’organo antidroga degli Stati Uniti), il governo ha deciso di cambiare rotta e di incentivare i cocaleros a convertire le proprie coltivazioni in caffè e cacao pregiati, implementandone la catena di valore.

La coltivazione tuttavia rimane complicata vista la competizione economica che la coca sostiene. Se la paga giornaliera per un bracciante che raccoglie coca è di centoventi soles, circa 30,00 €, con quattro raccolti l’anno; quella per il cacao è al massimo di quaranta soles circa 10,00 € con un raccolto l’anno.

In questa implementazione, un contributo importante viene anche da Cooperazione Svizzera: “La cooperazione svizzera in Perù ha una strategia per un periodo di quattro anni dal 2017 al 2020. Noi abbiamo principalmente tre settori di cui occuparci. Economia, appoggio al settore privato, e la promozione di città sostenibili. Riufiuti urbani, sanificazione dell’acqua. Abbiamo una linea di credito per l'ambiente per adottare tecnologie che rispettino l'ambiente. Abbiamo un portafoglio abbastanza vasto, ma il cui focus è la sostenibilità” dichiara Mauricio Chiaravalli, rappresentante di Cooperation Suisse in Perù.

Misure importanti queste, che implementano il mercato, ma che poco impatto hanno sugli agricoltori, con il rischio di favorire lo svuotamento delle campagne.

Ruben Lagattolla

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