Oltre la News

Il gesto onesto di Renzi

Il presidente del Consiglio in carica pronto a salire al Quirinale per dimettersi - Il commento di Nicola Agostinetti

  • 5 dicembre 2016, 13:23
  • 4 ottobre 2023, 17:31
"Solo io ho perso. Lascio la mia poltrona"

"Solo io ho perso. Lascio la mia poltrona"

  • ©Keystone

Chi conosce Roma lo sa. Tra il Quirinale e Palazzo Chigi c'è un intricato dedalo di viuzze, splendide ma dissestate, ci sono scorciatoie allettanti e vicoli ciechi. Ci sono passaggi impervi ma obbligati, ci sono inaspettati scherzi del barocco. Dal suo studio alla Vetrata, il presidente della Repubblica, ha una vista meravigliosa anche se oggi avvolta in una insolita bruma. Vede un Senato che, condannato a morte, aveva già fumato la sua ultima sigaretta prima che arrivasse l'insperata grazia. C'è un istituto oscuro chiamato CNEL dove si sta organizzando l'aperitivo di Natale, già depennato frettolosamente dall'agenda. C'è una legge elettorale monca, partorita dopo un decennio di litigi, durata nemmeno sei mesi e mai utilizzata. C'è un bicameralismo non solo perfetto, ma anche intatto e fiero.

E poi, come non vederle, tra la grande bellezza, ci sono anche un sacco di macerie politiche. C'è un ragazzotto che voleva rottamare tutto e tutti, che sta assaporando l'amara legge del contrappasso. Rimane l'unico leader, Berlusconi dixit, ma l'Italia non ne vuole più sapere. Bruciato, rottamato. In mille giorni, la sua proverbiale fretta sembra averlo portato unicamente ad entrare di diritto nell'odiata casta. E ci sono i rottamati, che rottamati in realtà non erano, ma accucciati nella fragile ombra renziana pronti a rispuntare fuori. D'Alema, De Mita, Brunetta, Fassina. C'è un PD che è tornato a fare ciò che gli riesce meglio e cioè perdere. C'è un centrodestra acefalo e rabbioso, incapace di superare il berlusconismo, figuriamoci ora, con un ex cavaliere ritornato pimpante in sella. Infine c'è Beppe Grillo, vero trionfatore di questo referendum, nonostante le tante polemiche e contraddizioni del suo movimento.

Da qui si deve ripartire. Dalla palude, dai partiti in frantumi, da una classe dirigente disorientata e azzoppata. E dall'eredità lasciata da Renzi. Dall'esercizio democratico che ha preteso, alla ricerca di legittimità popolare che nessun leader al mondo - chi supererebbe il 50 percento di consensi? - avrebbe saputo ottenere. Lo reputavano in molti un tiranno, un burattino in mano alle banche e alle multinazionali, un imbroglione che i voti se li compra o addirittura li cambia dentro l'urna cancellando croci fatte da matite truccate. Niente di tutto questo. Matteo Renzi ha scelto di sottoporsi al giudizio popolare, andandosene riconoscendo la sconfitta e gli errori, e accompagnato da un gesto umile, trasparente ed onesto. Almeno questo non lo si rottami.

Nicola Agostinetti (corrispondente RSI a Roma)

Dal Tg12.30:

Renzi, il discorso delle dimissioni

Telegiornale 05.12.2016, 13:30

Il commento in diretta da Roma

Telegiornale 05.12.2016, 13:30

RG 07.00 del 06.12.2016 La corrispondenza di Claudio Bustaffa

RSI Mondo 06.12.2016, 08:57

Ti potrebbe interessare