Il sogno cinquant’anni dopo
Il 4 aprile del 1968 moriva Martin Luther King, leader della battaglia per i diritti civili degli afroamericani – IL REPORTAGE
Memphis, 4 aprile 1968: Martin Luther King arriva in Tennessee con quattro ore di ritardo, dopo che il suo volo era stata ritardato a causa di un allarme bomba. Rientra al Lorrain Motel di Mulberry Street. Quello dove il pastore è solito dormire. Alle 18.01, King esce sul balcone del secondo piano. Lì, viene raggiunto da un colpo di fucile alla testa. Un proiettile calibro 30-06. Un unico colpo sparato da un Remington 760 che entra attraverso la guancia per poi attraversare il midollo spinale. Il danno celebrare è irreparabile. La morte di King viene annunciata alle 19.05 dello stesso giorno. La notizia di diffonde. Si registrano manifestazioni, anche violente, in tutti gli Stati Uniti. Molti i morti. Tantissimi gli arresti. James Earl Ray finisce in manette, riconosciuto colpevole dell’assassinio. Prima confessa, poi ritratta. Un alone di mistero circonda tuttora la morte del pastore.
Sono passati esattamente 50 anni dall’assassinio di Martin Luther King, leader della battaglia per i diritti civili degli afroamericani. Oggi gli Stati Uniti lo ricordano: con la sua morte, a soli 39 anni, il movimento per i diritti civili degli afroamericani perdeva la sua icona, ma non il sogno di uguaglianza e fratellanza, in una società ai tempi ancora profondamente segnata dalla segregazione razziale.
“Tenevo sempre la cartella con i miei libri ben stretta contro il petto. Era il solo modo per proteggermi, perché i poliziotti si tenevano a distanza, e non sarebbero mai intervenuti in nostra difesa”. A raccontarcelo è Elizabeth Eckford. Lei faceva parte delle Little Rock Nine, le prime nove ragazze di colore pronte a sfidare il segregazionismo e le autorità pur di frequentare la scuola superiore in Arkansas, finora de facto vietata alle persone di colore.
La RSI ha incontrato lei e altri protagonisti delle battaglie portate avanti da Martin Luther King. Le loro testimonianze nel seguente reportage:
TG-AV/ludoC