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Parigi, la guerra in tempo di pace (1)

Le leggi speciali hanno modificato le regole democratiche e molte vite - La storia di Ahmed

  • 25 gennaio 2016, 07:05
  • 4 ottobre 2023, 17:30

Da Stato di diritto a Stato d'emergenza - di Lorenzo Giroffi e Eva de Prosperis

RSI Mondo 26.01.2016, 11:45

  • Lorenzo Giroffi

La Francia non si è ancora risvegliata dal suo Stato d’emergenza. Gli attacchi del 13 novembre hanno portato all'introduzione di misure di sicurezza speciali in vigore fino al 26 febbraio, che potrebbero però essere prolungate ulteriormente. Uno scenario legislativo di guerra in tempo di pace. È in tale scenario che le forze politiche stanno spingendo anche per una riforma costituzionale, che crea non poche discussioni tra i vari organi dello Stato. L’allarme è stato lanciato dal presidente della Corte di Cassazione, Bertrand Louvel: "Non c’è più la fondamentale separazione tra il potere esecutivo e quello giudiziario, alla base di ogni democrazia".

La preoccupazione maggiore deriva dai poteri assunti dalle prefetture. Lo Stato d’emergenza permette loro, e ai tribunali amministrativi, di notificare misure restrittive immediate e alla polizia di effettuare perquisizioni a domicilio, con irruzioni notturne, senza l’approvazione del tribunale giudiziario. Misure che per il ministero degli interni francese sono indispensabili, anche in virtù del fatto che ad oggi le indagini non hanno ancora smantellato la rete degli attentatori del 13 novembre 2015. Non si tratta però solo di divisione dei poteri. Le leggi speciali hanno cambiato le abitudini quotidiane. Parigi in ogni suo angolo vede la presenza di militari e forze di sicurezza. In fila all’ospedale, in posta, al supermercato o in qualsiasi altro luogo pubblico bisogna vuotare le tasche e le borse, per i controllo ormai divenuti di routine.


Le leggi speciali minano in particolar modo la vita degli abitanti dell’area nord di Parigi, lì dove la maggioranza della popolazione è di fede islamica. Gli arresti preventivi aumentano assieme allo stato di diffidenza, segnando la vita di chi è stato privato della propria esistenza. Come
Ahmed, che non può più lasciare
Goussainville ed è sottoposto ad obbligo di firma, dovendosi presentare ogni mattina al commissariato.

Ahmed di Goussainville , una storia tra le tante

Ahmed di Goussainville , una storia tra le tante

  • Lorenzo Giroffi

Lui è stato accusato di avere relazioni con i
fratelli Kouachi, protagonisti dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, e di esser pronto a raggiungere la Siria per unirsi alle milizie dell’IS. Le prove non sono state mai suffragate. Il mandato d’arresto riportava errori di anagrafe. Il suo legale ha dimostrato che i suoi problemi fisici d’asma e narcolessia non avrebbero mai potuto permettere un viaggio lungo. Nonostante i ricorsi le misure restrittive non sono state ritirate. La storia di Ahmed è emblematica. Lavorava come autista per un’impresa che trasporta disabili dall’ospedale al proprio domicilio. I giorni successivi al venerdì degli attentati al Bataclan, Ahmed e la sua ditta sono stati impegnati nel trasporto dei feriti degli attacchi, vista la carenza di autoambulanze e taxi. La stessa domenica, la sera, dopo il turno di lavoro, la madre gli comunica che la polizia aveva fatto visita a casa. Da quel momento tutto è cambiato. Perde il lavoro, i conoscenti e gli amici più cari si sono allontanati, per la paura di essere inseriti anch’essi nella lista dei sospettati ed i garanti per un lavoro sono sempre più un miraggio da rintracciare.

"Siamo passati da uno Stato di diritto ad uno di emergenza. Per noi avvocati diventa sempre più difficile lavorare per la difesa - dice Tcholakian Gérard avvocato di Ahmed e rappresentante del sindacato degli avvocati di Francia - . Basta un documento da un Tribunale amministrativo, che non è neanche su carta intestata, per arrivare ad un’accusa e dunque ad una pena".

La Francia colpita al cuore dagli attentati continua a vivere il suo stato di guerra.

Lorenzo Giroffi

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