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Resistere alle Olimpiadi

Il quartiere di Maria da Penha è stato distrutto per far posto ai Giochi, ma lei non se n'è voluta andare

  • 5 August 2016, 06:12
  • 7 June 2023, 20:02

Maria da Penha che non se ne voleva andare - di Emiliano Guanella

RSI Mondo 05.08.2016, 08:00

  • ©Emiliano Guanella

Ci sono persone la cui vicenda personale di resistenza diventa, col passare del tempo, simbolo di una lotta collettiva. Uomini e donne capaci di trasformare un possibile dramma personale in una battaglia di valori e principii. Maria da Penha è una di queste ed è bello vederla sorridente nella sua nuova casa consegnata proprio alla vigilia di quelle Olimpiadi che rischiavano di rovinare per sempre la sua vita e che iniziano oggi, 5 agosto.

Siamo a Vila Autodromo, piccola comunità carioca affacciata sulla laguna di Jacarapegua, in uno spicchio di terreno che, per sfortuna dei suoi abitanti, si è trovato proprio in mezzo al grande progetto olimpico Rio 2016. Meno di un chilometro quadrato, un triangolo incuneato fra il villaggio degli atleti, il parco olimpico e il centro per la stampa internazionale. Nata negli anni Sessanta come colonia di pescatori, ci vivevano fino a due ani fa trecento famiglie. Nel 2010 i tecnici del Municipio di Rio de Janeiro decidono di raderla al suolo. Quel terreno serve per costruire l’ultima stazione del nuovo bus su corsie preferenziali di Barra de Tijuca, oltre all’allargamento della strada per facilitare l’accesso dei mezzi pesanti ai cantieri olimpici. Inizia una lunghissima battaglia a colpi di ruspe, corsi e ricorsi e molte, molte manifestazioni. Alle famiglie, quasi tutte in possesso di un regolare certificato di proprietà, viene offerto un indennizzo e una casa in edilizia popolare situata in altre regioni della città. Molti accettano. Altri sono indecisi. Maria da Penha, invece, non ha mai esitato. Non se ne è voluta andare, non ha vuolto lasciare la sua casa con il patio e il grande albero dove hanno giocato lei, sua figlia e dove sogna che un giorno giocheranno i suoi nipotini. Le ruspe, piano a piano, hanno distrutto Vila Autodromo. La stampa internazionale ha iniziato a seguire la vicenda.

La RSI ha accompagnato Maria dal 2012. Vila Autodromo entra nel documentario per Falò “Gli sfollati del Mondiale” (vd il VIDEO in fondo all'articolo) e poi in diversi servizi per il Telegiornale. lLultimo risale al carnevale di quest’anno, in piena epidemia di zika e con il cantiere olimpico che avanzava giorno e notte per consegnare gli impianti in tempo. Ad inizio marzo la casa di Maria viene abbattuta. Lei si rifugia nella piccola chiesa del quartiere. La storia sembra conclusa. E invece no. Assieme a sua suocera, suo marito Luis Claudio e la figlia Nathalia, Maria ha resistito per due mesi fino ad ottenere la sua vittoria: il Comune ha accettato di costruire sul posto venti piccole case per le ultime famiglie rimaste. Chiamarle villette a schiera sarebbe troppo, ma hanno tutto quello di cui Maria e gli altri vicini hanno bisogno; una cucina, il soggiorno, due camere, un bagno, un piccolo giardinetto sul fondo. Non è la casa con il grande albero in cui è cresciuta, ma è Vila Autodromo, che non scompare, così, dalla storia di Rio.

Maria sta a duecento metri dal cuore delle Olimpiadi e adesso molti giornalisti di tutto il mondo andranno a raccogliere la sua storia. Dopo i Giochi vuole organizzare una grande festa, chiamando anche tutti i vicini che se ne sono andati. “Ognuno fa le sue scelte, capisco chi ha preferito evitare mesi di lotta, di polvere, di dormire con la paura di essere svegliati da uno sgombero con la polizia”. Sorride come non ha mai smesso di fare durante questi ultimi sei anni. Non ce l’ha contro le Olimpiadi e, se avrà tempo, guarderà anche qualche gara in televisione. “Il problema non sono i Giochi, ma la maniera come sono organizzati. I governi decidono come, quando e dove farli. La popolazione non è mai consultata. E si paga tutto con denaro pubblico. Gli atleti non hanno nessuna colpa, ma si dovrebbe cambiare il modo in cui vengono gestiti questi grandi eventi sportivi”.

Emiliano Guanella


Guarda il documentario dove, nel 2012, Maria compare per la prima volta:

Falò Sfollati Mondiale Brasile 31.1.2013

Tutti i servizi 01.01.2014, 13:15

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