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Un mondo sempre più diviso

Guardiani delle verità e migranti, conflitti e tragedie annunciate: ecco i protagonisti del 2018

  • 26 December 2018, 07:01
  • 4 September 2023, 16:34

Un anno, 10 temi. Il 2018 nel mondo

RSI/Massimiliano Angeli 26.12.2018, 07:00

Guerre più o meno calde, conflitti (religiosi ma non solo) e la costruzione di nuove barriere (fisiche, commerciali, ideologiche) hanno segnato anche il 2018. La "Storia" non è finita e il mondo è sempre più polarizzato; se Stati Uniti e Russia sembrano avviati sul viale del tramonto, la Cina è in piena affermazione sulla scena globale. Populisti, nazionalisti, sovranisti sostengono di essere la soluzione (semplice) ai problemi (complessi), in primis a quello degli esseri umani in fuga da guerre e miseria. I loro oppositori sembrano incapaci di ricostituire un fronte comune. Mentre la politica - intesa come l'arte di governare le società - latita, il Pianeta, sconvolto dai cambiamenti climatici, lancia un disperato, ultimo avviso. Qui di seguito una selezione dei protagonisti e degli eventi che hanno segnato l'anno che volge al termine.

I guardiani della verità

"Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi", scriveva Bertold Brecht. Noi, invece, continuiamo ad averne necessità. Così TIME ha scelto le persone dell'anno 2018 tra i giornalisti, "guardiani" della verità. Sulla copertina di dicembre anche il tributo, postumo, a Jamal Khashoggi, il reporter saudita assassinato nel consolato di Riad, a Istanbul. Nel 2018, lo ricordiamo, il mondo ha perso, tra gli altri "guardiani", anche Jan Kuciak, assassinato in Slovacchia insieme alla compagna mentre indagava sui rapporti tra i politici locali e la 'ndrangheta.

L'anatra zoppa

Donald Trump rimane alle prese con i problemi interni (tra gli altri lo scandalo Russiagate e le continue defenestrazioni/dimissioni di molti degli "uomini del presidente"). Il magnate statunitense esce come "un'anatra zoppa" dalle elezioni di metà mandato di novembre (il Senato è controllato dai repubblicani, la Camera dai democratici). Una mezza sconfitta, dunque, per il tycoon, nonostante gli sforzi per conquistarsi l'elettorato a colpi di misure protezionistiche che, però, come prevedibile, fanno scattare pari contromisure (anche da parte europea) e creano forti tensioni con la Cina. La guerra dei dazi prende il posto di quella "fredda" nei confronti del regime nordcoreano, apparentemente superata con l'incontro di giugno tra Trump e Kim Jong-un. Intanto, a dicembre, l'arresto di "lady Huawei" in Canada, chiesto dagli USA, spaventa le borse e scatena le ire di Pechino.

Polveriera Medio-Oriente

La decisione di Trump di spostare l'ambasciata statunitense a Gerusalemme scatena, a maggio, proteste palestinesi represse dagli israeliani; si contano morti e feriti. Anche in Siria la pace rimane lontana.

Migranti di tutto il mondo

Per qualche istante, a giugno, il pianto di un bimbo - separato dai genitori, secondo la dottrina Trump, come ritorsione per essere entrati clandestinamente negli Stati Uniti attraverso il confine con il Messico - ci sveglia dal torpore. Poi torniamo a dormire. Il dramma di migliaia di persone in fuga da guerre, miseria, siccità rimane d'attualità. Nel mediterraneo si continua a morire mentre non si risparmiano sofferenze, tra gli altri, a Rohingya, Yazidi, Falasha.

Tragedie annunciate

"Il ponte, è crollato il ponte!". Il 14 agosto Genova vive l'incubo del crollo del viadotto Morandi: 43 i morti. Dalla sua costruzione, tra il 1963 e il 1967, è stato al centro di polemiche sulla tecnica costruttiva (che celava alla vista le parti in acciaio annegate nel cemento) e di allarmi sulla sicurezza, rimasti inascoltati. Ma il crollo del "Morandi" fa tremare anche il resto dell'Europa, che si interroga sullo stato delle sue infrastrutture, costruite dopo la Seconda guerra mondiale e giunte ormai a fine vita (50 anni): dalla Francia alla Germania, passando per Spagna e Belgio.

L'Europa non è più la stessa

Il presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, nel suo discorso sullo stato dell'Unione, a settembre, chiede che l'Europa non sia una fortezza in un mondo che soffre, ma nel vecchio continente - stretto tra la paura dell'invasione degli altri, i migranti, e la crisi economica - crescono populismi, nazionalismi, sovranismi. Il voto del 4 marzo, in Italia, porta al Governo una coalizione Movimento 5 Stelle/Lega. Ad aprile l'euroscettico di destra, Viktor Orban, stravince le elezioni in Ungheria. A settembre l'ex consigliere di Donald Trump, Steve Bannon, organizza un tour europeo, con un disegno: generare uno spostamento massiccio di voti per far vincere all'estrema destra le elezioni del Parlamento UE 2019.

Il tramonto di una cancelliera

A dicembre, per la prima volta in 18 anni, la cancelliera tedesca Angela Merkel, non si candida alla guida del suo partito, l'Unione cristiano-democratica (CDU), in calo nei consensi. A dispetto di un'economia (tedesca) che funziona, gli oppositori rinfacciano alla cancelliera, tra l'altro, una politica di "apertura" verso i migranti. A ottobre l'Unione cristiano-sociale (CSU), alleata della CDU, era crollata nelle elezioni regionali in Baviera.

Hard Brexit o soft Brexit?

Negli ultimi mesi del 2018 le trattative sulla Brexit, l'uscita dellla Gran Bretagna dall'UE, scuotono nel profondo un'Unione che sembra aver dimenticato le (buone) ragioni per stare insieme (non necessariamente solo economiche) e gli ideali dei padri fondatori che, attraverso un'Europa unita, senza frontiere, volevano scongiurare, tra l'altro, il ripetersi di tragedie come quella della seconda guerra mondiale e il riaffacciarsi delle cause di quest'ultima, le ideologie nazionaliste (fascista e nazista).

Rivolta in giallo

In Francia, a novembre, (l'ormai ex) ceto medio indossa gilet gialli e scende in piazza per dire, tra l'altro, che le tasse sul clima devono pagarle soprattutto i ricchi. Gli scontri con la polizia e le proteste bloccano anche Parigi. Il presidente Emmanuel Macron è costretto a fare concessioni. La luna di miele con gli elettori è finita da tempo.

Pianeta Terra, ultimo avviso

Uragani, tempeste, alluvioni. La Terra continua a inviare segnali chiarissimi: se continueremo a immettere gas serra nell'atmosferà non ci sarà futuro, per nessuno. Il National Climatic Data Centre (Noaa) certifica che il 2018 è stato l'anno più caldo di sempre in Europa. Nel solo Mediterraneo sono a rischio metà delle specie. Per chi non l'avesse ancora capito, bisogna ridurre immediatamente le emissioni; non esistono piani B. A dicembre la conferenza ONU sul clima di Katowice, in Polonia, ratifica le regole per applicare l'accordo di Parigi ma senza adottare nuovi impegni vincolanti per la riduzione dei gas a effetto serra.

Massimiliano Angeli

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