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Vita da bracciante e schiavo

Il caporalato, nel Pontino, esiste e capita che il caporale sia nordafricano o indiano e che lo stagionale sia un italiano

  • 22 marzo 2018, 07:06
  • 8 giugno 2023, 17:39

Caporalato capitale

RSI/Lorenzo Giroffi 22.03.2018, 06:30

  • ©Lorenzo Giroffi

Lavorare 10, 12, 14 ore al giorno, per: 4, a volte 2, altre 10 euro all'ora. In breve: vita da braccianti stagionali. I prodotti: kiwi e angurie. Le aziende anche bio e che esportano in tutto il mondo. L'eccellenza dell'agricoltura italiana, che arriva ad incassare migliaia di euro all'anno, in parte si regge su un sistema di sfruttamento. Succede a due passi da una capitale europea, Roma, nelle campagne del Pontino, tra Aprilia e Latina.

Veri e propri ghetti, non solo lavorativi, ma anche abitativi.

Alcuni braccianti dormono in una discarica abusiva, tra amianto e scarti industriali, senza acqua ed elettricità.

Il caporale, molte volte nordafricano o indiano, recluta i braccianti. Il proprietario italiano dell'azienda molte volte si fa chiamare padrone e chi cerca di ribellarsi viene punito. C'è chi redige i contratti, su basi regolari, ma che poi vengono raggirati nella durata e nei compensi, c'è chi invece non ha mai visto l'ombra di un contratto.

In Italia recentemente è stata promulgata una legge contro il caporalato, ma gli effetti sulla realtà non sono ancora tangibili.

Lorenzo Giroffi

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