Svizzera

Coro di critiche per la BNS

Le reazioni di banche, imprese, sindacati e partiti – Hayek: uno tsunami– L’UDC Reimann: eccellente

  • 15 gennaio 2015, 14:31
  • 7 giugno 2023, 03:33
Il presidente della BNS Thomas Jordan

Il presidente della BNS Thomas Jordan

  • Keystone

La decisione della Banca nazionale svizzera ha scatenato le incertezze sui mercati dei cambi (il franco si è immediatamente rafforzato), su quelli azionari con fortissime perdite in borsa per molte società svizzere e nella popolazione suscitando una ridda di reazioni da parte di banche, imprese, sindacati e partiti. A prevalere sono nettamente il disorientamento e le critiche. Qualche voce soddisfatta però c’è.

Tra le reazioni più virulente, quella del patron di Swatch Group Nick Hayek che ha evocato “uno tsunami per l’intera Svizzera”. Sulla stessa lunghezza d'onda la reazione dell'intera Federazione dell'industria orologiera. A tinte fosche anche le previsioni del capo degli investimenti di UBS. Mark Haefele sostiene che la decisione avrà un grave impatto sull’economia del paese. Le cifre avanzate in una nota sono notevolissime: l'export elvetico calerà di 5 miliardi di franchi, il prodotto interno dello 0,7% mentre l'indice dei prezzi al consumo dovrebbe contrarsi su base mensile dello 0,9%.

"Agli occhi dell'economia questa misura è incomprensibile in questo momento" rileva Economiesuisse che prevede un futuro a tinte fosche. "E' possibile che il franco svizzero resti forte al punto che l'industria d'esportazione e il turismo non riusciranno ad adattarsi rapidamente" rileva la nota.

Da parte sua l’Unione sindacale, ritenendo che si siano spalancate le porte alla speculazione, esprime preoccupazione per il livello dei salari elvetici e i posti di lavoro. Sulla stessa linea il PS, secondo cui la BNS sta giocando con il fuoco avendo chiaramente ceduto a una forte pressione politica.

Preoccupata, molto preoccupata, anche Swissmechanic che riunisce 1'400 piccole e medie imprese con 70'000 impiegati. L’associazione giudica la misura catastrofica e chiede all’istituto nazionale di riconsiderarla. Swissmem, i cui affiliati esportano il 60% della produzione nello spazio UE, prevede gravi conseguenze per l'intero settore nel caso in cui il franco, come prevedibile, dovesse rafforzarsi ulteriormente.

GastroTicino, da parte sua, prevede che "Ancora più Ticinesi saranno invogliati a fare la spesa o a scegliere i ristoranti italiani grazie al cambio ancora più interessante, togliendo così ulteriore ossigeno alla distribuzione indigena con l’inevitabile risultato che vi sarà un aumento esponenziale dei disoccupati. E paradossalmente vi sarà un aumento di frontalieri invogliati comunque a lavorare in Svizzera anche se le condizioni di lavoro in certi settori sfioreranno lo schiavismo moderno".

Timori regnano anche tra i rappresentanti dei consumatori. "I produttori e i distributori dovranno ripercuotere onestamente sui prezzi finali i guadagni sul cambio" rileva Nadia Thiongane. "Sarà molto importante lottare contro il turismo degli acquisti che ha già causato notevoli conseguenze ai commerci locali" rileva la responsabile della politica economica della Federazione romanda delle consumatrici.

Fuori dal coro

Voce fuori dal coro quella del consigliere nazionale UDC sangallese Lukas Reinmann che parla di decisione “eccellente, anche se è stata presa in ritardo”.

Diem/ATS

Dal TG20:

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