Svizzera

Davos First

Termina la 48esima edizione del WEF, caratterizzata dalla presenza di Donald Trump e dalla volontà di collaborare per un futuro migliore

  • 27 gennaio 2018, 08:45
  • 8 giugno 2023, 15:09
Trump saluta e se ne va...

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America First, dice Trump e lo ha ribadito a Davos. Indubbiamente l’America, o meglio, gli Stati Uniti sono la prima potenza economica mondiale. Ma anche Donald Trump, che ha sempre puntato il dito contro le élites che governano il mondo, ha voluto essere presente nei Grigioni, dove queste élites si ritrovano ogni anno per discutere dei problemi della Terra. E con lui si è portato diversi ministri di primo piano.

Dunque anche l’America di Trump, votata al protezionismo, ha pensato bene che sarebbe stata cosa buona e giusta andare nella tana del “nemico”. Perché parlare con gli avversari è sempre utile. Davos First insomma. Anche per Trump.

E queste élites, che alla fine, perlomeno nella stragrande maggioranza dei casi, sono governanti democraticamente eletti, di cosa hanno parlato? Il tema era “Creare un futuro condiviso in un mondo frammentato”. Ebbene, gli incontri e i discorsi hanno avuto un filo conduttore comune: il grande dogma della globalizzazione è in pericolo. Questo perché, accanto alle innegabili opportunità che questo modello di società sta creando, crescono anche le ineguaglianze tra chi ne può approfittare e chi no.

Una presa di coscienza che sia necessaria un’economia maggiormente inclusiva per tutti è dunque necessaria. E dal WEF è arrivata. Dai leader europei, da Angela Merkel a Emanuel Macron passando da Claudio Gentiloni è emersa una sorta di ansia sul futuro della globalizzazione e tutti sono concordi nel porre dei correttivi per frenare l’ondata di malcontento che si traduce in voti a favore dei movimenti nazionalisti.

Ma anche qui le visioni sono divise, tra chi vorrebbe la linea morbida, come Macron, chi invece auspica intransigenza, come Merkel. Ma verso cosa? Domanda retorica. Verso la filosofia di Donald Trump.

Un altro tema che è stato molto discusso è quello della rivoluzione industriale 4.0 e analogamente della sicurezza nel mondo informatico. I timori di una digitalizzazione galoppante, che mette in pericolo molte delle certezze del mondo del lavoro, si accompagnano ad un entusiasmo che rasenta l’irrazionale, perlomeno agli occhi del cittadino comune. Al WEF si sono incontrati coloro che devono creare le cosiddette “reti di salvataggio sociale” e i promulgatori dello sviluppo tecnologico. Assieme stanno cercando di trovare l’equilibrio perfetto, affinché la maggior parte della popolazione mondiale possa godere dei vantaggi.

Parole che produrranno effetti pratici? Probabilmente non nell’immediato, ma quest’anno la presenza di grandi personalità ha superato tutti i record, segno anche della volontà di incontrarsi e di risolvere i problemi. Le parole dette sono state registrate e segnate sui taccuini, verranno ricordate in futuro e verranno usate dagli avversari. Quindi alle parole dovranno seguire i fatti. Se non altro per costruire quel futuro condiviso e tanto declamato.

Marzio Minoli

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