Svizzera

I tempi che cambiano

Il sì all’adozione del configlio segna un nuovo passo nella lotta per i diritti degli omosessuali – Gli ambienti conservatori, però, promettono battaglia

  • 20 June 2016, 07:16
  • 7 June 2023, 18:51
L'amore è amore

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I tempi cambiano. Almeno così sembra, a giudicare dal voto finale giunto venerdì al Parlamento federale. Consiglio degli Stati e Nazionale, con un ampio margine, hanno infatti detto sì alla revisione del Codice civile per permettere alle coppie omosessuali che vivono in unione domestica registrata di adottare il figlio del partner. Un passo necessario per tutelare i figli delle famiglie arcobaleno per molti, una forzatura e un attacco alla famiglia tradizionale (una mamma e un papà) che non porterà nulla di buona per altri.

A 11 anni esatti dall’approvazione popolare della legge sulle unioni domestiche registrate, la cosiddetta stepchild adoption (o adozione del configlio), che tanto ha infuocato il dibattito nella vicina Italia, salvo poi essere stralciata dalla legge sulle unioni civili, in Svizzera è quasi realtà. Il tema non ha tuttavia mancato di scaldare gli animi sotto la cupola di Palazzo federale e di dividere i parlamentari.

Le unioni civili e i diritti delle coppie gay in Svizzera - TIMELINE

"Decisione storica" - Un passo in avanti di fondamentale importanza per le famiglie arcobaleno, che mette fine ad “un anomalia giuridica” che priva molti bambini della necessaria protezione. “Speriamo che le nuove norme entrino rapidamente in vigore”, è stato il commento soddisfatto della direttrice generale dell’associazione, Maria von Känel. (Guarda la testimonianza di Patricia Max che dopo un lungo iter burocratico è riuscita ad adottare i figli biologici della compagna)

Una famiglia un po' speciale

Telegiornale 08.03.2016, 21:00

Ticino Diviso – Alle Camere federali la revisione delle norme che regolano le adozioni sono passare con un ampio margine ma i contrari si sono fatti sentire. Fra tutti l’UDC, che salvo poche eccezioni, ha votato compatta per il no.

Pure fra i rappresentati ticinesi alla Camera del popolo non sono mancate le divisioni. I “sì” sono stati quelli della socialista Marina Carobbio, del liberale-radicali Ignazio Cassis (assente giustificato il compagno di partito Giovanni Merlini) e della leghista Roberta Pantani, che in questa votazione si è smarcata dal suo gruppo parlamentare. I no sono stati invece quattro: quelli di Marco Chiesa (UDC), del leghista Lorenzo Quadri e del tandem pipidino Fabio Regazzi- Marco Romano.

Il conservatorismo del cantone sul tema della famiglia non è però una novità. Nel 2005, in occasione del referendum, il Ticino disse no alle unioni domestiche registrate con il 53,2% dei voti.

05.06.2005. Chiara Simoneschi-Cortese (PPD) soddisfatta del no ticinese alle unioni domestiche registrate.

RSI Svizzera 17.06.2016, 15:59

“Verso l’adozione generalizzata”Marco Romano è stato fra i più strenui oppositori alla riforma. "Nel 2005 non facevo politica ma sarei stato favorevole alle unioni civili. A quel tempo però si disse chiaramente che l’adozione non sarebbe stata contemplata e invece, con questa revisione, si spiana la strada all’adozione generalizzata”, spiega il giovane consigliere nazionale popolare-democratico.

"Non ho niente contro la realtà omosessuale, ci mancherebbe – aggiunge – Ma anche nelle famiglie “patchwork” i bambini hanno un padre e una madre biologici".

Le motivazioni di Marco Romano sul no all'adozione generalizzata

RSI Svizzera 17.06.2016, 15:47

Marco Romano

Marco Romano

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L’ombra del referendum – Sulla revisione del diritto d’adozione, i cui fondamenti erano rimasti immutati dagli anni ’70, gli ambienti conservatori promettono battaglia e nella Berna federale ventila già l’ipotesi referendum.

Nel caso la raccolta firme dovesse riuscire, PS e PLR svizzeri faranno campagna a favore delle modifiche, che protano ad un allentamento generale delle condizioni d'adozione. Lo stesso vale per il PPD, anche se all’interno del partito della famiglia non mancano i contrari. Romano, come detto, è uno di questi e ci ha già confermato che sosterrà il referendum.

L’UDC in Parlamento ha votato compatta per il no, anche se qualche parlamentare del gruppo si è smarcato dalla linea comune. Il partito di Albert Rösti, però, non ha dubbi: forse non si impegnerà in prima persona nel lancio del referendum, ma al momento opportuno lo sosterrà a spada tratta.

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  • wikipedia cc


Ludovico Camposampiero

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