I temi politici, economici e culturali lasciano sempre più spazio a quelli "da boulevard" e allo sport nei media svizzeri, che hanno anche sempre meno i mezzi per gerarchizzare in modo corretto l'informazione. La consultazione su supporti mobili favorisce a sua volta la tendenza a evidenziare soggetti "divertenti". È quanto si desume dall'annuale analisi della qualità.
"Un buon prodotto non è economicamente ricompensato", concludono i ricercatori diretti dal professor Kurt Imhof: mancano così i mezzi per una produzione diversificata e gli effetti si vedono. Nei giornali a pagamento, per esempio, calano le produzione proprie.
Se da un lato il budget dei consumatori è in crescita, è altrettanto vero che si è sviluppata una "cultura della gratuità" e che le spese consacrate al giornalismo d'informazione stanno fondendo come neve al sole.
La classifica vede primeggiare la radio pubblica, davanti a NZZ, Le Temps, domenicali e TV pubblica. Siti e giornali gratuiti finiscono in fondo come l'anno scorso, quando gli editori avevano contestato i criteri utilizzati.
pon/ATS
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