Svizzera

"Montagna imprevedibile"

Le considerazioni della guida alpina Silvio Mondinelli sull'incidente avvenuto in Vallese

  • 1 maggio 2018, 14:54
  • 8 giugno 2023, 19:14
Mondinelli: "In caso di bufera bisogna fermarsi e ripararsi subito"

Mondinelli: "In caso di bufera bisogna fermarsi e ripararsi subito"

  • keystone

Sono molte le domande che ci si pone sulla tragedia di Arolla, che ha provocato tra domenica e lunedì sei morti e diversi feriti tra un gruppo di escursionisti in Vallese.

A destra, l'alpinista Silvio Mondinelli

A destra, l'alpinista Silvio Mondinelli

  • keystone

Sulla tragedia Giuseppe Limoncello del Radiogiornale ha raccolto le considerazioni dell'alpinista Silvio Mondinelli, uno dei pochi scalatori al mondo ad aver raggiunto tutte le quattordici vette più alte del mondo.

Di solito nello zaino si tengono anche una pala e un telo termico in caso di necessità, per riuscire a ripararsi in un buco nel caso di bufera. Magari è successo tutto all'improvviso, oppure si sono lasciati prendere dal panico. Perché anche noi professionisti certe volte perdiamo la testa.

Il fatto che Castiglioni sia morto prima scivolando può spiegare un po' questa reazione da parte del gruppo, rimasto senza guida?

Si, si vede che gli altri, senza l'uomo leader, abbiano perso un po' la testa e si siano messi a girovagare invece di fermarsi e fare un buco. Adesso c'è il GPS, ma prima quando non c'era il GPS tante volte ci siamo persi su un ghiacciaio, ci siamo fermati e abbiamo fatto un buco, perché altrimenti più si gira e più si perde energia. Invece la cosa più importante da fare quando succedono queste cose è fermarsi e ripararsi subito. Così si mantiene la temperatura e l'energia. La cosa strana è che siano state così tante le persone a morire nello stesso gruppo.

Ecco: un'altra questione che ci si può porre è perché all'interno dello stesso gruppo ci siano delle persone che sono morte, altre che sono sopravvissute in gravi condizioni, a alcune invece che si trovano in condizioni tutto sommato buone.

È una questione fisica e anche di testa. Bisogna poi vedere come erano coperti. Una volta si usava portare più cose nello zaino, adesso cerchiamo di andare in giro sempre più leggeri possibile. Magari qualcuno aveva più materiale per vestirsi o più indumenti e questo vuol dire tanto. Conta la testa ma soprattutto il fisico, perché se uno è più preparato dall'altro può resistere di più

Che ruolo può avere avuto il forte vento?

Triplica le difficoltà, perché se c'è una temperatura di 5 gradi sotto zero si sente 3 volte di più. Il vento è una cosa spaventosa, perché non è il freddo a far morire ma è la combinazione di vento e freddo che esaspera la situazione.

Quanto ha giocato il clima quasi estivo degli ultimi giorni nel rendere forse meno prevedibile questa ondata improvvisa di freddo?

Le previsioni meteo adesso non sbagliano quasi più. Sicuramente tante volte le sottovalutiamo un po', ma non mi sentirei di dirlo nei confronti delle persone che sono morte. C'è poi sempre un fattore di imprevedibilità e bisogna comunque essere preparati. Abbiamo il vizio, come dicevo, di andare leggeri, ma possono bastare due sacchi dell'immondizia di quelli neri, o un telo termico, per salvarci la vita.

Qual è l’insegnamento che si può trarre da questa vicenda?

La montagna è sempre bella però è pericolosa. Tante volte rinunciare dà fastidio perché magari abbiamo speso soldi tempo per la preparazione. Io sono tornato indietro tante volte dagli 8'000, sono ancora vivo e non mi vergogno a dirlo. E inoltre nella vita ci vuole tanta fortuna.

.

RG/Blef

RG delle 12.30 del 1° maggio 2018; le considerazioni di Silvio Mondinelli, guida alpina

RSI Svizzera 01.05.2018, 14:30

Ti potrebbe interessare