L'accordo di libero scambio fra Svizzera e Cina è nelle mani del Parlamento, al quale il Consiglio federale ha trasmesso mercoledì il suo messaggio. Il Governo ne raccomanda l'approvazione: beni e servizi elvetici avrebbero un migliore accesso al mercato della seconda economia mondiale.
Industria e piccole e medie imprese sono soddisfatte del testo, così come i contadini: all'importazione di prodotti cinesi, le norme svizzere di igiene ed etichettature resterebbero inviolabili.
Le resistenze alle Camere potrebbero venire dall'assenza di clausole sul rispetto dei diritti umani.
Il 99,7% dei beni cinesi non sarebbe più tassato ma già oggi lo è in modo molto moderato, mentre gli esportatori elvetici dovrebbero pazientare un po' più a lungo: Pechino toglierebbe o ridurrebbe i dazi a tappe, sull'arco di una quindicina di anni. Alcuni settori non ne beneficerebbero che in misura marginale, come quelli chimico, farmaceutico e delle macchine tessili.
RedMM