Cinque anni fa, la sera del 18 febbraio, il Consiglio federale prendeva atto dello squarcio aperto nella fortezza del segreto bancario elvetico. Il punto di non ritorno.
Riunito di tutta fretta in una seduta straordinaria in casa Von Wattenwyl, infatti, il Governo veniva a conoscenza dell'accordo raggiunto tra UBS, FINMA e giustizia statunitense: la grande banca aveva trasmesso i dati di suoi clienti alle autorità americane.
Solo il giorno seguente, il 19 febbraio, le prime ammissioni e il primo comunicato: “UBS paga una multa da 780 milioni di dollari e trasmette informazioni su 250 clienti sospettati di frode fiscale”.
Una notizia che fece subito il giro del mondo e che da più parti si cercò di ridimensionare, a partire dall’allora presidente della Confederazione, Hans-Rudolf Merz, che si affrettò a dichiarare: “il segreto bancario rimane”, non immaginando che i dati trasmessi agli Stati Uniti sarebbero diventati, in pochi anni, migliaia.
Red. MM/RG/bin
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Il servizio di Alessandra Felicioni
RSI Cronaca 18.02.2014, 08:42
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