Ticino e Grigioni

Comunicazione "non all'altezza"

Parlando di domenica il Governo "voleva fare colpo" - Ora "deve ritrovare unità di intenti o almeno chiarezza" - Il commento di Reto Ceschi

  • 11 novembre 2020, 20:50
  • 10 giugno 2023, 06:13

CSI 18.00 dell'11.11.2020 Il commento di Reto Ceschi

RSI Ticino e Grigioni 11.11.2020, 20:09

  • tipress
Di: Reto Ceschi

Quello di domenica è stato un esempio di comunicazione non riuscita bene? Possiamo definirlo così. Il Consiglio di Stato ha deciso di parlare al Paese nel pomeriggio di domenica. Perché di domenica ? Perché c’è più attenzione che negli altri giorni della settimana, perché una comunicazione istituzionale nel giorno di festa ha una valenza drammaturgica superiore e lascia intendere decisioni in un certo senso "eccezionali". Si voleva insomma far colpo, legittimamente far colpo, con quella che è stata definita l’ultima chiamata alla popolazione prima di decidere eventualmente misure più drastiche.

Queste le intenzioni. Il risultato non è stato all'altezza. Decisioni comunicate in modo imperfetto, numeri che hanno dovuto essere corretti due giorni dopo. Insomma, si poteva far meglio per raggiungere l’obiettivo. Di certo domenica, nel Paese, c’era una grandissima attesa nei confronti della presa di posizione del Consiglio di Stato. Noi lo possiamo testimoniare: i dati d’ascolto sui nostri vettori informativi sono stati altissimi. Il Governo ha perso un’occasione per farsi ascoltare meglio dal Paese. Una migliore capacità nella comunicazione avrebbe evitato giorni di confusione e di polemiche, che non sono degli alleati nella lotta contro il coronavirus.

Le ragioni sembrano essere due. La prima oggettiva: la seconda ondata di Covid-19 si sta rivelando, anche per la politica, un avversario più insidioso da affrontare. Se l’obiettivo dichiarato è di evitare a tutti i costi un nuovo confinamento, si può procedere solo a piccoli passi. E a volte il ritmo dell’incedere si fa poco chiaro, dipende dai dati giornalieri, dipende dal clima generale, dipende dall’eco che ricevono le parole degli esperti.

La seconda ragione è che il Governo del canton Ticino, sul tema, non è unito come lo era in primavera. Ci arrivano spifferi, più o meno forti, che segnalano divisioni, ci sono gaffes che denotano perlomeno superficialità, insomma tutto è molto complesso. Sono lontani i tempi della primavera in cui il presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta leggeva ripetutamente l’elenco delle cose che non si potevano più fare. Era un rituale a volte un po' stucchevole, ma era molto chiaro. In conclusione: bisogna che il Consiglio di Stato provi a ritrovare l’unità di intenti o, almeno, la chiarezza nella comunicazione. È importante per il Paese, che è molto stanco.

Ti potrebbe interessare