Ticino e Grigioni

Da quando il Covid-19 è in Ticino?

I medici di famiglia: "Casi sporadici possibili già in gennaio, ma la vera diffusione della malattia solo dalle vacanze di carnevale"

  • 23 aprile 2020, 21:14
  • 10 giugno 2023, 00:18

CSI 18.00 del 23.04.2020 - Il servizio di Paolo Ascierto

RSI Ticino e Grigioni 23.04.2020, 20:53

  • TI-Press
Di: CSI/dielle

Quando è arrivato in Ticino il Covid-19? Per i medici di famiglia è possibile che i primi sporadici casi risalgano già ad inizio anno, ma i ricoveri per polmoniti legate al nuovo coronavirus indicano che la malattia si è diffusa a fine febbraio.

“È una malattia che ha delle caratteristiche simili a quelle che vediamo normalmente – spiega ai microfoni della RSI il presidente dell’associazione dei medici di famiglia Alberto Chiesa. Replica una sindrome influenzale o parainfluenzale e i casi banali non sono distinguibili. Non penso quindi che si possa escludere che potesse esserci già in gennaio, però sicuramente l’aumento che ci ha fatto accorgere che qualcosa era cambiato è stato a partire dalle vacanze di carnevale”.

Marco Pons, pneumologo e primario di medicina interna all'ospedale di Lugano, anche questo inverno ha ricoverato almeno un paziente al giorno per polmonite e ricorda bene da quando ha avvertito l'effetto del nuovo coronavirus: “Sono delle polmoniti molto particolari, che hanno delle caratteristiche particolari soprattutto quando facciamo una Tac: sono polmoniti che non abbiamo visto nel mese di gennaio e di febbraio e sicuramente non in dicembre”.

Sia per Chiesa che per Pons i ticinesi che oggi ricollegano al Covid-19 una brutta tosse, il mal di testa o la febbre sofferti tra gennaio e metà febbraio hanno buone probabilità di sbagliare autodiagnosi: “Penso che sia per allentare un po’ la tensione che sta colpendo un po’ tutti, nell’aspettare questa malattia, ma la probabilità che sia stata influenza è molto, molto più alta dell’infezione da Covid-19” spiega Chiesa.

“Il 20% dei pazienti che sviluppano un’infezione da coronavirus devono essere ricoverati in ospedale, e di questi un quarto sviluppa una polmonite severa con necessità di ricovero in cure intense…casistica che in precedenza non abbiamo osservato” conclude da parte sua Marco Pons.

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