Ticino e Grigioni

Il diario di viaggio

Tramite vari testi Igor ci aggiornerà sulle emozioni del suo viaggio in giro per il mondo.

  • 18 aprile 2014, 02:00
  • 6 giugno 2023, 19:14
La tecnlogia regala a Igor un diario più portatile

La tecnlogia regala a Igor un diario più portatile

Con questi scritti Igor ci narra le emozioni della sua avventura:

"Caspita, sto andando Bangkok!". Viene la pelle d'oca ed un sorriso di felicità si stampa sul viso. Sono il pensiero e l'emozione che più ho provato durante questo primo mese. Ho realizzato quello che sto facendo solo una volta salito in sella. Prima i preparativi mi hanno distratto. Uscire dalla porta di casa avendo la consapevolezza che non si vedranno per tanto tempo i propri cari è stato un momento difficile. Una prima inevitabile tappa di questo lungo viaggio. Spostandosi in bicicletta si attira facilmente l'attenzione. Continuamente i conducenti suonano il clacson e alzano il pollice in segno d'approvazione. I ciclisti mi sorpassano, mi incoraggiano e mi danno indicazioni appena guardo la cartina per orientarmi. In città le persone osservano la bicicletta e alcune si avvicinano per fare qualche domanda: "Da dove arrivi? Viaggi solo? Cosa ti porti dietro? Fino a dove vai?" Le reazioni alla mia risposta variano da ammirazione a perplessità. Alcuni semplicemente non mi credono. Finora nessuno mi ha giudicato pazzo: è rincuorante. Però proprio in città la bicicletta può diventare un peso. Ogni ostacolo architettonico limita la mia libertà di movimento obbligandomi a rinunciare ad alcuni posti interessanti. Un problema riscontrato soprattutto in Italia. La vita sulla strada è stata anche occasione d'incontro. Alcuni di questi sono stati programmati. Infatti è stato bello rivedere vecchie amicizie create in altri viaggi o incontrare la mia compagna a Venezia. Una separazione, quella a Venezia, più difficile che quella in Ticino, proprio per la consapevolezza che questa volta non l'avrei rivista così presto. Il viaggio, però, è fatto soprattutto di incontri casuali. È proprio lungo la strada che ho incontrato Laura ed i suoi due figli: qualche parola e mi hanno subito invitato a dormire a casa loro. Essere ospitati con tanto calore è sempre bello, soprattutto durante un viaggio effettuato da solo ed in tenda. Ho anche incontrato Romain, ragazzo francese che sta andando in Giappone in bicicletta. Abbiamo viaggiato insieme per 4 giorni, passando una notte insonne a causa del vento e pedalando lungo dure salite per arrivare alle cascate di Plitvice. Incontri positivi che di certo non mi hanno fatto soffrire di solitudine, uno stato d'animo che finora non ho particolarmente vissuto.
Igor, 30.05.2014
Ciao a tutti. Approfitto di una giorno di pausa e di una buona connessione internet per inviare qualche mia notizia. Prima di tutto ringrazio moltissimo per i messaggi. Leggerli è sempre un piacere ed un'occasione per sentirmi in compagnia. Apprezzo i vostri consigli sugli itinerari, anche se a volte li leggo tardi. Inoltre la scelta dei tragitti la faccio in base alle circostanze nelle quali mi trovo. Per esempio ora ho tanto tempo per percorrere la Serbia dato che attendo l'arrivo di amici e della mia ragazza rispettivamente in Bulgaria ed in Grecia, quindi mi sto muovendo con calma ed un po' a zig-zag. Come detto nell'articolo concernente il primo mese di viaggio, mi trovo bene anche se ho avuto qualche problema in più del previsto con la bicicletta. Infatti, ho già rotto 2 raggi ma fortunatamente tutto è stato risolto. Inoltre ultimamente la nebbia e la pioggia rendono le giornate più faticose, ma rientra nella norma quando si intraprende un viaggio in bicicletta. Per tornare ad una domanda che mi è stata posta ormai parecchie settimane fa, la scelta della bicicletta è dettata da più fattori. L'idea è quella di avere una bici semplice da riparare con dei pezzi di ricambio che siano facili da trovare. Per esempio in Asia sono molto più reperibili ruote da 26" che da 28". Partendo da questi fattori ho poi scelto la bici in base al telaio (dimensione e forcelle fisse). Ho comunque cambiato alcuni pezzi, penso soprattutto ai pneumatici, manubrio e porta sacchi posteriore. Chiaramente avrei avuto una bici più affidabile comprandone una da trekking di marca, ma dovevo almeno contare su 1500fr. Vedendo che numerosi ciclo viaggiatori sono riusciti a fare viaggi simili persino con bici di seconda mano, mi sono accontentato di una bici semplice ma nuova. Ringrazio tutti per i messaggi e spero di riuscire a portarvi un po' in viaggio con me. Tanti saluti da Sokobanja
Igor, 19.06.2014
Pronto a ripartire. Una lunga pausa ha spezzato il viaggio tra Europa ed Asia e mi ha permesso, tra le altre cose, di ripensare a quel che ho vissuto durante questi mesi. Il grande vantaggio di questa prima parte di viaggio è stato quello di potermi muovere in completa libertà senza l'obbligo di rispettare scadenze imposte dai visti, un lusso che dopo la Turchia non potrò più permettermi. Questi tre mesi mi hanno fatto vivere attimi belli, ma anche difficili. Nel nord della Serbia ho passato una settimana decisamente difficile in strade terziarie e ripide con nebbia, piogge e problemi tecnici. Allo stesso tempo però mi ha anche permesso di respirare l'atmosfera di tranquillità di villaggi in autentica campagna. Nelle ultime settimane ho inoltre rivalutato la mia visione sul viaggio solitario. Se prima consideravo il fatto di essere solo un fattore che facilita l'entrata in contatto con i locali, gli ultimi giorni sulla sella, durante i quali ho viaggiato con un ragazzo italiano prima e con due ragazze francesi poi, ho capito che non è così. Poco cambia in quanti si è, l'ospitalità è sempre lì, a portata di mano. Pur viaggiando in tre (le due ragazze francesi ed io) siamo stati ospitati tre notti consecutive. Inoltre certe situazioni difficili posso prendere una sfaccettatura divertente se affrontate in due. È stato il caso di un giorno pieno di esperienze con Federico, il giorno del fiume per capirci. Ma racconterò questa giornata prossimamente. Prossima destinazione: Trabzon. Infatti lì, sulla costa del mar nero, prenderò il visto Iraniano (Inshallah!). Sul posto valuterò se continuare verso Georgia ed Armenia o passare direttamente in Iran. Da quel momento il ritmo sarà dettato dai visti. Alcune persone incontrate mi hanno chiesto se non ho paura di andare in "quei posti". La mia risposta è no. Non perché sono incosciente, ma perché "quei posti" non sono come alcune persone immaginano. Bisogna informarsi sulle zone da evitare e rispettare delle regole come si dovrebbe fare in ogni paese, ma niente più. Per meglio affrontare e cercare di capire queste realtà ho sfruttato questa pausa anche per leggere. Dalla storia di Turchia, Iran, Kurdistan alla struttura e credenze dell'Islam. Ho ancora molto da scoprire, ma più leggo, più sono impaziente di arrivarci in "quei posti".
Igor, 13.08.2014
UNA PAZZA GIORNATA CON FEDERICO
Ore 9. Partenza. Meta del giorno: Alessandropoli. Ci arriveremo solo il giorno dopo. Primo problema: le mappe. Infatti ci troviamo con due cartine degli interi Balcani e in quelle stradine in meno di 2 ore ci perdiamo 4 volte. Armati di ultrasuoni e spray al peperoncino abbiamo per l'ennesima volta problemi con i cani. Federico a tal proposito ha già avuto brutte esperienze, infatti i cani sono già riusciti a bucargli i pantaloni. Ore 11. Ci troviamo di fronte ad un fiume. Il problema principale è: "Chi filma chi?" A nessuno dei due sfiora l'idea di fare marcia indietro ed attraverso io per primo. Sapete come è andata a finire. Appena caduto nel fiume, blocco la bici contro un sasso e aspetto 5 minuti prima d'uscire con l'aiuto di un 4x4, una bici un po' sporca e due sacche allagate. Tornato sulla riva, mettiamo tutto ad asciugare mentre i pescatori recuperano borracce e biscotti che la corrente ha trascinato via. Ore 15. La mia cartina mostra una strada che non appare su quella di Fede. Se così fosse, accorceremmo la strada. Inutile dire che optiamo per questa opzione e, come logica vuole, ci perdiamo più volte. Una volta trovata la giusta via, scopriamo una carreggiata sterrata, circondata da reperti archeologici e con un panorama bellissimo. Ancora non sappiamo che usciremo da lì solo il giorno dopo. Ridendo, affrontiamo con entusiasmo la scomodità della strada dicendoti: "Almeno non piove!" Ore 17. Comincia a piovere. Buon viso a cattivo gioco continuiamo a pedalare. CRACK! Fede rompe la catena. Ripariamo il danno. Da quando siamo entrati in questa strada non abbiamo visto nessuno e ci manca acqua. Ore 18. Avvistiamo alcuni camper. Possiamo quindi chiedere un po' d'acqua. L'accoglienza è stupenda e, senza che qualcuno riesca a dire parole con senso compiuto per l'altro, ceniamo con loro. Come se non bastasse, ci regalano cetrioli e pomodori per il pranzo del giorno successivo. Non si torna in sella però senza la benedizione per la strada che ci attende. Quindi, durante la partenza, la signora getta dell'acqua dietro di noi. Toccante vedere quanto tengono al nostro bene. Ore 20. Troviamo una bella spiaggia. Nessun ombrellone. Nessun bar. Solo un camper ed una distesa di sabbia. Piazziamo le tende ed andiamo ad interagire con i camperesti. Sono italiani. Concludiamo la giornata così, con una birra di fronte al buio mare.
Igor, 18.08.2014
Dopo una pausa ad Istanbul ho ripreso la bicicletta. I primi giorni, lungo la costa del mar nero, sono stati difficili. Non esiste infatti una strada che affianchi il mare e bisogna continuamente immettersi nelle montagne e tornare sulla costa. Benché fossero salite molto brevi, le grandi pendenze e la bicicletta pesante le rendevano quasi un muro invalicabile. In quei momenti il timore che tutto il paese fosse così mi aveva un po' spaventato. Fortunatamente, le salite successive sono state lunghe ma meno pendenti. L'arido entroterra è stato senza dubbio la parte del viaggio che più mi ha affascinato. A volte mi è successo di lasciare una zona abitata ed entrare in un'altra solo il giorno dopo. Conseguentemente, anche l'organizzazione è cambiata ed ho cominciato a viaggiare regolarmente con 5-6 litri d'acqua e qualche scorta di cibo in più nelle sacche. L'interazione con i turchi non è però mancata. Infatti, è stato molto facile parlare con loro. Ho anche iniziato ad utilizzare la tecnica del "cioccolatino": quando attraversavo un villaggio interessante mi fermavo a comprare un dolce ed in men che non si dica venivo circondato da persone incuriosite. Se questo accadeva verso fine giornata, potevo talvolta ottenere un posto letto o uno spiazzo per la tenda. La comunicazione rimane limitata, ma in sette settimane qualche parola e gesto li ho imparati. Per esempio, ci si saluta stringendo la mano ed appoggiando tempia sinistra contro tempia sinistra e tempia destra contro tempia destra. Oppure, per indicare qualcosa di bello, si uniscono i polpastrelli delle dita di una mano. Se si vuole dire " no", bisogna invece sollevare il mento verso l'alto. Altri gesti ancora che, se imparati ed accompagnati da espressioni facciali ed un buon linguaggio corporale, sono senza dubbio il modo principale per comunicare. È però importante imparare alcune espressioni. Per questa ragione, sin dall'inizio del viaggio sto creando una lista di parole chiave che cerco di aggiornare e tradurre costantemente. Se questo non basta, ho sempre a portata di mano un quaderno ed una penna. Siamo però nel 2014 e spesso, soprattutto con i più giovani, mi è stato porto lo smartphone con il traduttore online per scrivere ciò che volevo dire. Metodi diversi per comunicare che permettono però ad un viaggiatore solitario di stare spesso in compagnia e di capire un po' la realtà di un luogo.
Igor, 05.10.2014
Il viaggiare in bicicletta viene spesso associato all'assenza di stress, ma in certi paesi si pone il problema dei visti. Prossimamente entrerò in zone poco sviluppate turisticamente, e le settimane in Iran saranno decisive per il proseguimento del viaggio. Teheran e le sue ambasciate dovranno aprirmi le porte di Turkmenistan ed Uzbekistan, due stati molto chiusi al turismo. Per riuscirci dovrò seguire un piano preciso: ecco come funziona. Uscirò dall'Iran attraversando il Turkmenistan. Partendo dal fatto che al viaggiatore indipendente come me non viene concesso il visto turistico per il Turkmenistan, dovrò fare domanda per ciò che viene definito visto di transito. Da ricerche effettuate, sembra sia possibile chiedere il visto all'ambasciata turkmena di Teheran e ritirarlo in seguito a quella di Mashhad, a pochi chilometri dal Turkmenistan. Se riuscirò ad ottenerlo, avrò 5 giorni per attraversare il paese (500 km). Per poter domandare il visto turkmeno devo dimostrare però di poter uscire dal Turkmenistan una volta entrato. Quindi, devo dapprima avere nel mio passaporto il visto uzbeko. Essendo svizzero, per ottenere questo visto avrò "solo" bisogno di una lettera d'introduzione dell'ambasciata svizzera da mostrare all'ambasciata uzbeka. Una volta ottenuta questa lettera d'introduzione, e compilata la domanda per il visto uzbeko, dovrò aspettare, se tutto va bene, 8 giorni prima di ottenere il timbro sul mio passaporto. A questo punto sorge un problema. Io ho un visto di soli 21 giorni in Iran. Quindi, durante gli otto giorni di attesa per il visto uzbeko, dovrò prendere un bus per andare a Sari e chiedere l'estensione del visto iraniano per altri 21 giorni. Se me lo concederanno avrò il tempo di tornare a Teheran per ritirare il visto uzbeko e avviare la domanda per quello turkmeno. Se invece non mi concederanno l'estensione, dovrò uscire in fretta e furia dal paese. Questa burocrazia influenza sicuramente il viaggio e la libertà del turista, ma con pazienza e la giusta motivazione per affrontarla, si possono attraversare paesi tra i meno conosciuti alle nostre latitudini.
Igor, 23.10.2014
Dopo più di due mesi in compagnia ho ripreso la strada da solo. Ben in Turchia, Fīrat in Georgia, Tobias in Armenia e Adrien in Iran. Incontri che hanno richiesto adattamento, ma che mi hanno anche insegnato qualcosa. La Turchia orientale l'ho attraversata con Ben. Le notti passate con lui in ostelli, mi hanno fatto capire che, budget permettendo e con una buona organizzazione, in molti paesi è possibile viaggiare in bicicletta anche senza tenda. Erborista di formazione, il belga sta viaggiando verso l'India alla ricerca di piante commestibili. Lungo il tragitto quindi, raccoglievamo e provavamo erbe e piante, un'esperienza per me del tutto nuova. Dopo solamente 4 ore dalla separazione con Ben, incontro Fīrat. Con lui vivo il brusco cambiamento culturale tra Turchia e Georgia: dal velo delle donne turche, alle gonne di quelle georgiane; dalla quasi totale assenza di alcool, ai due colpi sul collo dei georgiani per invitarmi a bere vodka. Viaggiare in un paese così diverso con un musulmano praticante è stato interessante. In Georgia, dove le nostre giornate erano scandite dalle pause per permettere a Fīrat di pregare in direzione della Mecca, il ragazzo turco ha visto per la prima volta un maiale dal vivo. Accampati in un parco a Tbilisi, ho conosciuto Tobias. Viaggiatore per antonomasia, egli vive giorno per giorno, senza alcun piano. Dopo 8 mesi nel parco a Tbilisi, ha deciso di scappare dell'inverno comprando una bicicletta per pedalare in Armenia e Iran. Un modo di viaggiare che fa sognare altri viaggiatori come me. Il ragazzo tedesco ha però avuto numerosi problemi. Infatti tenda e materassino non erano idonei alle condizioni meteorologiche incontrate nel sud dell'Armenia.Un'indimenticabile notte abbiamo pedalato nella fitta nebbia fino alle 23 per scendere sotto i 1600 m s.l.m. Se avesse dormito più in alto, avrebbe passato una notte orribile per il freddo e la pioggia. Nonostante questo, aveva sempre il sorriso sul volto. Entusiasta di muoversi. Passato il confine iraniano, ho incontrato Adrien. Da lui ho imparato ha sfruttare l'aiuto offerto dai conducenti. Se finora non avevo preso altri mezzi, ad Ardabil siamo stati trasportati per più di 50 km da un TIR. Un'esperienza che ci ha permesso di passare qualche ora in compagnia di locali. Metodi diversi che fanno capire che, come molte cose, anche il viaggiare è una cosa soggettiva.
Igor, 06.11.2014
Il viaggio dev'essere sinonimo di piacere. Di conseguenza, a volte bisogna adattarlo alle circostanze. Per questo motivo ho deciso di modificare l'itinerario. Sin dalla partenza ero consapevole che, cominciando il viaggio in Aprile, avrei potuto ritrovarmi in Tajikistan, Kyrgyzstan e Cina occidentale proprio durante il periodo invernale, con condizioni meteorologiche che avrebbero rischiato di rendere il viaggio tutt´altro che piacevole. Durante questi mesi ho però evitato di farmi influenzare da ciò ed ho seguito il ritmo che più mi permettesse di godere dei paesi attraversati. Questa scelta mi ha permesso di vivere finora sette bellissimi mesi. Ne sto però attualmente pagando le conseguenze. Infatti, l´inverno è alle porte e continuare con il tragitto prefissatomi non sarebbe una saggia decisione. Ad essere sincero, la scelta di modificare l'itinerario è stata sofferta perché ciò significa non poter attraversare la Pamir Highway. Percorrere la seconda strada più alta al mondo sarebbe stata per me la sfida più grande di questo viaggio. Tuttavia, le discussioni con molti viaggiatori mi hanno fatto capire che sarebbe insensato avventurarsi ora in quelle regioni. Quindi, come modificare l'itinerario? Numerose idee hanno attraversato la mia mente, ed il comune denominatore era l´India. Nonostante sia un paese che mi sta molto a cuore, l'avevo inizialmente escluso dai piani perché non raggiungibile via terra siccome non considero appropriato pedalare in Afghanistan e Pakistan. Ciò nonostante, forse togliendo un po' di fascino ad un viaggio che avrei voluto effettuare esclusivamente via terra, seguo quel che considero più opportuno e prendo un volo per buttarmi nel caos indiano che tanto amo. L'itinerario che ne scaturisce è probabilmente il seguente. Volerò da Tashkent, in Uzbekistan, direzione Delhi, in India. A quel punto, dato che non si può entrare in Myanmar via terra, per raggiungere il sud-est asiatico dovrò prendere un altro aereo. Di conseguenza, da Delhi pedalerò verso Chennai, nel sud del paese, da dove volerò verso Kuala Lumpur, in Malesia. Fermarsi a Bangkok seguendo questo itinerario non mi permetterebbe però di visitare altri paesi che tanto voglio esplorare. Pertanto, una volta atterrato in Malesia, pedalerò in direzione Cina, attraversando Thailandia, Cambogia e Laos. Destinazione finale? Non lo so ancora: Shanghai, Pechino, muraglia cinese,... Valuterò sul posto.
Igor, 11.12.2014
Le sei settimane in Iran le ho trascorse esclusivamente nel nord del paese. Paesaggisticamente, la costa del mar Caspio non mi ha entusiasmato. Le numerose costruzioni rendono la regione poco adatta a piazzare la tenda. D'altro canto, questo aspetto favorisce gli incontri. Qui ho potuto vivere in prima persona l'accoglienza iraniana. Anche se a volte un po' assillante, questa accoglienza mi ha permesso di vivere esperienze particolari. Una sera, mentre viaggiavo con Adrien, siamo stati invitati ad un matrimonio. Le donne erano sedute da una parte e noi uomini dall'altra. Al centro alcuni uomini ballavano e lo sposo gettava loro delle banconote. Ho cercato di farmi spiegare la ragione di ciò ma nessuno parlava inglese. Poco importa, l'atmosfera era bellissima. Nonostante il nord del paese sia meno conservatore, ho potuto assistere ad alcune usanze religiose, soprattutto durante i dieci giorni dedicati a Imam Hossein. L'ultimo di questi giorni ho avuto la fortuna di trascorrerlo in compagnia di una famiglia. Preghiere lungo le strade, canti, parate che occupavano tutta la strada, sacrificio di montoni, pasti in comune durante uno dei quali sono stato presentato pubblicamente ed altro ancora hanno reso questa giornata speciale anche per me. Lasciata la costa, mi sono gettato nelle aride distese dell'Iran orientale. A livello emotivo, sono state le giornate più forti avute finora. Accamparsi in queste regioni, in completa solitudine e lontano da ogni fonte di luce, è stato incredibile. Non credo di riuscire a descrivere le emozioni che provavo. Ogni sera, prima di entrare in tenda, passavo un'ora disteso a guardare il cielo stellato come poche volte ho potuto vederlo. L' Iran è un paese dove molti pensano sia pericoloso viaggiare, ma posso assicurare che non è così. A livello personale, non mi sono mai sentito in pericolo, tutt'altro: è il paese nel quale, forse dovuta alla costante interazione con i locali, mi sono sentito più al sicuro. Inoltre, il turista non è ancora visto come una fonte di guadagno, e nessuno alza il prezzo nel tentativo di ingannarti. Anzi, spesso si ricevono sconti o addirittura doni proprio per il fatto di essere stranieri. Gli iraniani sono consapevoli che l'opinione occidentale nei loro confronti non è molto positiva, e credo sia anche per questo motivo che facciano di tutto per aiutare lo straniero. Quindi, se vi interessa, perché non andarci?"
Igor, 29.12.2014
Uscito dall'Iran, ho avuto cinque giorni per attraversare il Turkmenistan. Sapevo poco su questo paese e, avendo un visto di transito di soli cinque giorni, continuo a saperne poco. Ho quindi vissuto il viaggio in Turkmenistan soprattutto come un'occasione per vivere altri bellissimi accampamenti. Attraversando solo 4 zone abitate, ho potuto solamente intravvedere alcune caratteristiche di questo paese, come i copricapi indossati sia da uomini che da donne. Inoltre, le giovani, tutte con lunghe trecce laterali, vestono con bellissimi, eleganti e lunghi abiti colorati. Ho anche percepito la forte sorveglianza da parte dei militari nei confronti del turista. Più volte ho avuto a che fare con loro: discussioni legate alla tenda e discussioni per sapere cosa stavo fotografando e persino di cosa stavo parlando con un locale. Quest'ultimo, dopo la discussione con il militare, ha ritirato l'invito a casa sua fattomi poco prima. L'ultima sera sono stato invitato a cena da un ragazzo. Inizialmente, il ristorante, per paura che i militari arrivassero, non voleva servirci perché io, straniero, ero con un locale. Situazioni che fanno capire quanto questo paese sia poco aperto al turismo. Lasciato il Turkmenistan, sono entrato in Uzbekistan. Durante la prima settimana, all'oscuro del fatto che per legge avrei dovuto dormire ogni notte in hotel, sono stato invitato a cena da locali ed in seguito ospitato più volte. Un'occasione per vivere alcune tradizioni. Per esempio, quando ci si alza dal tavolo, bisogna congiungere le mani verso il viso. Oppure, prima di bere, si versa il chai dalla tisana alla tazza e viceversa tre volte consecutivamente. La caratteristica maggiore è però la presenza costante di Vodka; ogni pasto è accompagnato da qualche bicchierino. Al fine di evitare una multa salata, il resto del viaggio ho dovuto registrarmi ogni sera in un hotel. Muovendosi in bici non è semplice rispettare questa regola dato che, al di fuori delle città, non ci sono molti alberghi. Quindi, mi sono dovuto organizzare e pedalare fino 150 km in un giorno per trovarne uno. Un modo di viaggiare che proprio non amo e che, aggiunto ad altri problemi burocratici, ha reso la seconda parte del viaggio in Uzbekistan poco piacevole. L'Asia centrale sarebbe dovuta essere il culmine del viaggio, ma le numerose regole e la forte sorveglianza alla quale si è sottoposti, mi hanno impedito di vivere appieno l'esperienza. Peccato, perché sono ancora convinto che questi paesi abbiano molto da offrire.
Igor, 28.01.2015
L' India è sporca, curiosa e stancante. L'India non dà diritto alla privacy e regala sguardi mai sorridenti. Io, però, amo viaggiare in India. La ragione? Forse perché è un paese che disorienta e richiede adattamento, e questo mi attira. Perché, forse, il viaggiatore cerca il diverso. E in India, di diverso ce n'è eccome. Proprio per questa diversità, spesso così difficile da capire, l'India non lascia indifferenti. La si odia o la si ama. Un paese che scaraventa addosso al turista una realtà dura e in maniera talmente ripetitiva che, dopo molti mesi, se non si sta attenti, più che uscirne sensibilizzati si rischia di uscire dal paese abituati a scene di estrema povertà e miseria. Avevo già visitato il paese sacco in spalla ma, viaggiando in bici, questa percezione é stata ora molto più forte. Infatti, non mi ero mai sentito così al centro dell'attenzione, soprattutto a causa della mia bicicletta ritenuta di lusso per il fatto di aver 21 velocità. Un lusso che, a volte, mi ha talmente messo a disagio che ho evitato alcuni villaggi in precarie condizioni. Non per timore, ma per rispetto. Perché quelli non sono posti per turisti. Non sono posti da visitare, secondo me, in sella ad una bicicletta e con una macchina fotografica tra le mani. L'india non è però solo questo. Soprattutto nelle grandi città, questo paese è anche ricchezza. Un contrasto, quindi, quello tra ricchezza e povertà, che crea situazioni inusuali. Dove il ricco dona al povero, e il povero dona a sua volta all'ancor più povero. Dove il venditore povero cerca di alzare il prezzo di vendita, non solo al turista ma anche agli indiani più benestanti. Dove il ricco e materialista uomo d'affari cammina vicino all'asceta religioso che ha abbandonato ogni bene materiale. L'India mi ha dato l'impressione di essere particolarmente combattuta tra tradizione e modernità, tra religione e materialismo. Un paese che, forse in questa sua particolarità, mostra il suo lato più duro ed affascinante.
Igor, 20.03.2015
Ho cominciato questo viaggio un anno fa, varcando il confine con l’Italia in sella alla mia bicicletta diretto verso Bangkok. Le circostanze mi hanno però costretto a cambiare itinerario e destinazione finale. Quest'ultima, infatti, fino a pochi giorni fa era ancora un’incognita. Durante gli ultimi mesi, la destinazione più plausibile mi sembrava essere Shanghai: una città che mi avrebbe permesso di attraversare una parte significativa della Cina e terminare il viaggio verso giugno. Recentemente, ho però rivalutato questa opzione, ed ho deciso di viaggiare in Cina unicamente per un mese. Ciò mi permetterà di affacciarmi appena a questo paese talmente grande e vario. Credo, però, sia giunto il momento di tornare a casa. Due fattori mi hanno principalmente spinto a prendere questa decisione. Il primo, è la voglia di tornare a vedere la mia famiglia e la mia ragazza. Sto per terminare un anno di viaggio che non scorderò mai e che mi ha fatto capire quanto ami viaggiare ed esplorare nuovi posti. Si tratta però anche di un anno durante il quale ho sentito la mancanza delle persone care. Un ulteriore mese in sella alla mia bicicletta sarebbe stato forse piacevole, ma c’è un altro motivo che mi spinge a tornare e che avrebbe potuto rendermi gli ultimi giorni di questa splendida avventura tutt’altro che positivi. Infatti, la burocrazia per ottenere un altro mese in Cina è molto impegnativa: bisogna mostrare il conto bancario, i biglietti aerei, la residenza locale provvisoria,... Come se tutto ciò non bastasse, non si ha nemmeno la certezza di ottenere il visto, e rischierei di dover lasciare il paese in fretta e furia. Questo sarebbe un pessimo modo per concludere il mio lungo viaggio. Quindi, ho deciso di non rendere il finale di viaggio stressante e di terminare il mio viaggio ad Hong Kong, verso metà maggio. Lì, potrò rimanere senza problemi qualche giorno, smontare la mia bici e imbarcarmi su un volo verso la Svizzera.
Igor, 20.04.2015
Buona parte del sudest asiatico l'ho percorso con la mia ragazza. Questa regione era, per me, una delle più importanti da attraversare. In seguito alla stancante India, è stato piacevole pedalare in Thailandia, Cambogia e Laos. La Thailandia è la meta turistica per antonomasia, ma anche la Cambogia ed il Laos hanno molto da offrire. Grazie ai loro servizi a prezzi abbordabili, sono tra le destinazioni preferite dei viaggiatori zaino in spalla. Poco lontano dalle zone turistiche della Cambogia e del Laos, i servizi offerti sono però limitati. Per noi ciclo viaggiatori, le risorse erano dei piccoli negozi con prodotti di base, che fungevano anche da bar durante le pause. Abbiamo attraversato regioni rurali con unicamente risaie e palafitte, ed abbiamo potuto ammirare la quotidianità incontaminata dei locali: i bambini che vanno a scuola nelle loro graziose uniformi, i contadini che si occupano del bestiame, o i giovani monaci che, durante le ore del mattino, ricevono offerte dai fedeli. La presenza di città turistiche ha, però, reso il viaggio confortevole, poiché ci permetteva di effettuare dei rilassanti giorni di pausa. Qualche problema non ha tardato a presentarsi. In una zona quasi disabitata, il pneumatico di Francesca si è rotto ed eravamo sprovvisti di uno di ricambio. Temevamo di dover camminare dei chilometri alla ricerca di un meccanico, ma dei laotiani ci hanno aiutato a ricucire il tutto con ago e filo, permettendoci di pedalare alla ricerca di un nuovo pneumatico. Il Laos ha colpito anche la mia bicicletta. Si è infatti rotto l'asse del mozzo della ruota posteriore. Fortunatamente, siamo stati nuovamente soccorsi da un uomo che è andato in moto a far saldare il pezzo spezzato in una cittadina distante nove chilometri. In questa regione, un aspetto che mi ha colpito, oltre alla disponibilità, è il sorriso delle persone. Differentemente dall’India, il turista è sempre accolto con sorrisi, soprattutto dai bambini. Questi ultimi erano sempre entusiasti di vederci, correndoci incontro e urlando per attirare la nostra attenzione. Nel nord del Laos, ho ripreso la bici da solo affrontando un cambiamento repentino del paesaggio. Infatti, questa zona è particolarmente montuosa e raggiungere la Cina è stato abbastanza impegnativo, non solo per le salite, ma anche per le condizioni stradali. Inoltre non è stato sempre semplice trovare un posto per accamparsi, obbligandomi qualche volta a pedalare fino al calar del sole.
Igor, 01.05.2015
Ho realizzato di aver veramente concluso questo lungo viaggio solo una volta arrivato a destinazione. Prima, grattacieli e strombazzanti automobili mi hanno distratto. All'arrivo, gesti banali come accamparsi un'ultima volta, smontare il portapacchi o imbarcarsi sull'aereo mi hanno emozionato più di quanto credessi, simboleggiando la fine di un anno speciale per me. Viaggiare in bicicletta è un viaggiare lento, estremamente lento. Non parlo della velocità in termini di chilometri orari, piuttosto del ritmo dei cambiamenti ai quali si è sottoposti. Infatti, si è spesso obbligati a restare in un determinato ambiente, bello o brutto che sia, per numerosi giorni. Non è, questo, un viaggiare adatto per spostarsi da un posto turistico all'altro. Bisogna, quindi, essere in grado di apprezzar le piccole cose: una signora che ti saluta, un bambino che ti sorride, un bue che cammina lungo la strada, la vegetazione che attornia la strada,... Non si può partire in bicicletta con l'aspettativa di veder qualcosa di sensazionale ogni giorno, perché non è questo lo scopo di un tale viaggio. Nonostante ciò, questa lentezza favorisce l'interazione con le persone del luogo. Il contatto visivo e la facilità con la quale ci si può fermare, rendono gli incontri parte integrante dell' avventura. Inoltre, quando si pedala immersi nella natura, la sensazione di libertà è ancor più forte che l'essere seduto in un'automobile. Non bisogna, però, dimenticarsi i numerosissimi attimi che si passano in solitudine, con i quali bisogna saper convivere. Infatti, a differenza del viaggio zaino in spalla, si ha molto meno l'opportunità di incontrare casualmente altri turisti. Proprio per questo, partire in bicicletta è, credo, soprattutto un viaggio introspettivo. Ritengo che per poter assaporare al massimo un' esperienza in bicicletta come la mia, è necessario il tempo. Senza tempo, tutto può diventare stressante. Si rischierebbe di pedalare durante gran parte della giornata, dimenticando di fermarsi e godere del paesaggio che si sta attraversando. Quindi, poco importa il numero di chilometri o di timbri in un passaporto. Indipendentemente dalla durata, fermiamoci ad assaporare ogni attimo. Prendiamoci il tempo, riprendiamocelo. Almeno in viaggio.
Igor, 18.05.2015

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