Ticino e Grigioni

La Bellinzona che sarà

Attesissimo il risultato della votazione sulla più grande aggregazione del Ticino

  • 18 ottobre 2015, 08:55
  • 4 ottobre 2023, 17:30
Una veduta di Bellinzona

Una veduta di Bellinzona

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I destini della capitale, il futuro del Bellinzonese e gli assetti del cantone che verrà sono nelle mani dei cittadini di Arbedo-Castione, Bellinzona, Cadenazzo, Camorino, Claro, Giubiasco, Gnosca, Gorduno, Gudo, Lumino, Moleno, Monte Carasso, Pianezzo, Preonzo, Sant'Antonino, Sant'Antonio e Sementina. Sono chiamati ad esprimersi sul più grande progetto aggregativo mai portato avanti in Ticino.

L’attesa in città (dove la fusione del 1907 con Daro, Ravecchia e Carasso non è ancora stata del tutto digerita), nella regione (dove le nozze tra Cadenazzo e Robasacco sono andate a buon fine nel 2004, mentre quelle tra Giubiasco e Pianezzo sono naufragate 5 anni fa), e non solo, è ai massimi livelli.

Il sì o il no al progetto (il primo appare probabile tranne che a S. Antonino e Lumino) avranno notevoli conseguenze. In caso di ampia adesione nel Sopraceneri nascerà un’entità con circa 50'000 abitanti in grado di rivaleggiare (almeno numericamente) con i poli sottocenerini. Ma non solo. Si andrà anche verso una ridefinizione dei confini dei Distretti con il passaggio di Claro nel Bellinzonese (a scapito della Riviera, a sua volta chiamata ad esprimersi sulla fusione) e la messa in forse della posizione di Isone che potrebbe seguire Medeglia verso Lugano.

Il viaggio dell'aggregazione, partito ufficialmente lo scorso marzo, giunge a conclusione con la chiusura delle urne

Il viaggio dell'aggregazione, partito ufficialmente lo scorso marzo, giunge a conclusione con la chiusura delle urne

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In caso di bocciatura a subire un colpo sarebbero invece, da un lato, le ambizioni dei municipali dell’intera regione che (tranne rare eccezioni) molto hanno investo per convincere i concittadini della bontà del progetto aggregativo e, dall’altro, i disegni del Governo. Il Consiglio di Stato, tramite l’aggregazione bellinzonese, mira a bilanciare l’attuale squilibrio cantonale e a fare un deciso passo verso il Ticino a 23 o 13 comuni, previsto dal piano delle aggregazioni. Uno scenario che, se la regione della capitale dirà di sì al progetto sostenuto dal cantone con 52,6 milioni di franchi, rischia di non essere solo un’utopia. Soprattutto se in tempi brevi ci si muoverà sulle rive del Verbano.

Diem

Per saperne di più il nostro dossier: Nuova Bellinzona alle urne

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