La vita, dentro
Quattro viaggi tra la Farera, la Stampa e un nuovo inizio fuori. Storie di un papà, due guardie donne e un quasi ex detenuto
Il rapporto di un padre con la figlia piccola, un lavoro da aiuto-cuoco, la spiritualità o ancora i regimi alimentari particolari. Sono aspetti e situazioni della vita piuttosto comuni, anche quando in realtà la vita di comune sembra avere ben poco. All'improvviso la persona si ritrova in prigione. La sua vita è stravolta. Rapporti umani, figli, lavoro, fede, abitudini: come si gestiscono all'interno di un carcere? Come si conciliano le regole severe di un penitenziario con le esigenze particolari, i sentimenti e i conflitti, di chi queste regole deve seguirle… o imporle?
Le Cronache della Svizzera italiana sono entrate all'interno delle strutture carcerarie ticinesi per provare a raccontarlo. Ne è nata una serie di quattro reportage, dal e dentro il carcere, con le voci di detenuti, agenti di custodia e altre persone che lavorano in questo contesto così particolare.
I contributi che saranno trasmessi da lunedì 28 a giovedì 31 ottobre ruotano attorno agli aspetti umani e ci porteranno gradualmente verso il "fuori” e l'uscita dal carcere. Ogni tema sarà sviluppato anche con un'intervista ad un ospite e tutti i contributi verranno pubblicati in questa pagina.
Un crogiuolo di culture tra cucina e religione (1)
Lunedì 28.10, ospite in studio: Adriano Fabris, professore ordinario di filosofia morale all'Università di Pisa, autore tra gli altri di "Etica della comunicazione interculturale"
Siamo in cucina: Stefano, il cuoco, ha il compito di organizzare i pasti per i detenuti e di capire al contempo come gestire le necessità particolari: “Noi siamo confrontati con diverse etnie e diversi regimi: ci sono le persone con allergie, ma anche alimentazioni speciali come vegetariani o addirittura crudisti”. In cucina aiutano anche i detenuti. E non manca qualche suggerimento per proporre un piatto della propria tradizione: “Cerchiamo di accontentare tutti, proponendo anche piatti tipici di altri paesi”.
Il capo degli agenti di custodia Jean Claude Corazzini ci accompagna da Padre Michele, cappellano delle strutture carcerarie dal 2010. Insieme ad un rappresentante dei protestanti, uno dei musulmani e uno degli ortodossi, si occupa dell'accompagnamento spirituale dei detenuti: “Non è più tempo di convertire in massa i detenuti, piuttosto è importante garantire una presenza che sia efficace, puntuale ma anche preparata alle grandi sfide dei tempi moderni, perché l’estremismo, che noi cattolici abbiamo vissuto 500 anni fa, oggi purtroppo si ripresenta in altre vesti”.
Due donne alla guardia (2)
Martedì 29.10, ospite in studio: Rita Beltrami, Capoufficio dell'orientamento scolastico e professionale del DECS
Un'altra prospettiva: quella di Selene e Lara. Hanno accettato di raccontarci il loro lavoro: il lavoro di due donne che quotidianamente varcano la soglia del carcere ed entrano in contatto con dei detenuti.
Un detenuto, ma anche un papà (3)
Mercoledì 30.10, ospite in studio: Pierre Kahn, psicoterapeuta e psicologo dell'infanzia e dell'adoloescenza
Torniamo dietro le sbarre del carcere La Stampa... Amanda Pfändler ci accompagna negli spazi di Pollicino, un luogo di accoglienza e di incontro genitori-bambini che, in ambito carcerario, si prefigge di favorire e mantenere le relazioni del bambino con il genitore detenuto.
Una seconda possibilità (4)
Giovedì 31.10, ospite in studio: Luisella De Martini, Capoufficio dell’assistenza riabilitativa del Canton Ticino
Come si fa a ritrovare un lavoro quando si è stati in prigione? Prima la Farera, poi il penitenziario della Stampa e infine la sezione aperta. Adesso Aldo è in una delle fasi finali di esecuzione della pena, gli manca ormai poco per finire di scontare la condanna e ci ha chiesto di non renderlo riconoscibile e usare un nome di fantasia. Perché fuori sta provando a rifarsi una vita.