L'addio dei frati a Lugano

La partenza dei sette frati cappuccini dal convento della Santissima Trinità di Lugano lascerà la città senza una presenza francescana, ordine sentito vicino dalla gente comune. Il loro addio lascerà un vuoto nel rapporto di prossimità con la popolazione che non sarà facile da sostituire, ma, sottolinea il vescovo di Lugano, esistono delle espressioni religiose diverse da quelle tradizionali che permettono di mantenere questa vicinanza, anche se l’immaginario collettivo dovrà cambiare.

Il rapporto di prossimità tra clero e popolazione può essere reso più difficile dalla crescente presenza di sacerdoti provenienti da paesi più o meno lontani. Monsignor Lazzeri rileva però che vi sono diverse misure prese per cercare di avvicinare le persone in arrivo alla realtà culturale e alla mentalità locale. La sfida dell’incontro tra culture diverse, continua il vescovo, riguarda inoltre tutta la società e la Chiesa dovrebbe incoraggiare la capacità di incontrarsi tra mondi diversi.

La presenza di sacerdoti in arrivo da lontano può essere percepita come una debolezza della Chiesa, non più in grado di esprimere tutte le vocazioni di cui ha bisogno. D’altro canto, rimarca monsignor Lazzeri, può anche essere una ricchezza e mostrare come persone di culture diverse possano vivere e crescere assieme.

La partenza dei frati e l’arrivo di membri del clero dall’estero sono entrambe legate alla crisi delle vocazioni religiose che riguardano in particolare le istituzioni tradizionali. La situazione attuale, afferma il vescovo, non va però letta guardando solo al passato, ma stando attenti alle nuove forme di religiosità che emergono in Occidente e "cambiando gli occhiali" per vedere i segni di novità che, con il tempo, possono risultare vincenti.

sf