Ticino e Grigioni

"O ti difendevi, o morivi"

Johan Cosar, a processo davanti alla giustizia militare, spiega così il suo ruolo nella milizia siriaca nella quale ha combattuto tra il 2013 e il 2015

  • 20 febbraio 2019, 19:07
  • 9 giugno 2023, 07:39
Johan Cosar

Johan Cosar

  • ©Ti-Press

Johan Cosar, il ticinese a processo davanti alla giustizia militare a Bellinzona per aver combattuto in Siria in difesa delle comunità cristiane, si è difeso e ha raccontato mercoledì la sua verità.

“Lo scopo era quello di proteggere la popolazione indifesa. Eravamo organizzati in gruppi di dieci, venti persone, che fuori dai villaggi contrastavano l’avanzata dell’autoproclamato Stato islamico. Non ero un comandante, ma vista la mia esperienza militare sono diventato una sorta di leader”, ha raccontato il 36enne ex sergente dell’esercito svizzero. Davanti alla corte, il foreign fighter di Locarno non ha negato di aver combattuto per la milizia siriaca, ma ha respinto il ruolo che gli è stato attribuito dall’accusa di essere stato un fondatore della milizia stessa e un suo comandante.

Alla sbarra con lui anche il cugino trentenne colpevole, secondo l’accusa, di essere stato un contatto e persona di riferimento per chi intendeva recarsi al fronte in Siria. Accusa, questa, dalla quale il diretto interessato si è difeso: “Ero molto coinvolto emotivamente, ma non ho mai arruolato nessuno. Gestivo soltanto con altri la pagina informativa della milizia su Facebook.

Cosar, principale accusato al tribunale penale federale, era entrato nel paese d’origine nel 2013 come giornalista indipendente, ed era passato presto nelle fila del Syriac Military Council. Per questa sua azione è stato accusato di aver prestato servizio per un esercito straniero, senza l’autorizzazione del Consiglio federale. Rischia fino a tre anni di reclusione. Mercoledì si è conclusa la fase istruttoria, da giovedì sarà la volta dell’accusa e della difesa. La sentenza è prevista per venerdì, in giornata.

CSI/bin

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