Ticino e Grigioni

Un bunker e i suoi soldati

Il Municipio di Castel San Pietro vuole salvaguardare una postazione corazzata a Obino e ha iniziato a cercare gli eredi dei soldati che lo costruirono

  • 16 August 2019, 18:20
  • 9 June 2023, 12:44

CSI 18.00 del 16.09.2019: Il servizio di Luigi Frasa

RSI Ticino e Grigioni 16.08.2019, 20:21

  • Ti-Press
Di: CSI/Luigi Frasa/EnCa

Il Municipio di Castel San Pietro intende ritrovare i militi, o i loro discendenti, che nel settembre 1939, a Seconda guerra mondiale appena iniziata, costruirono un bunker in un terreno (ora privato) in territorio di Obino. L’Esecutivo intende infatti rendere di nuovo agibile a fini didattici e storici il manufatto.

A ottant’anni di distanza, le uniche testimonianze ancora possibili sono solo quelle dei discendenti dei soldati che realizzarono il bunker. Del resto, i ticinesi di stanza in quel cupo settembre 1939 sono ricordati in una targa commemorativa nella struttura: sono il caporale Crivelli, l’appuntato Biffi, i soldati Bernasconi, Galli, Gianoli, Peverelli, Sulmoni e Dotti.

Quest'ultimo, Mario Dotti, dopo il periodo bellico indossò un’altra divisa, quella delle Guardie di frontiera. Mario era il padre di Alberto, già direttore delle scuole comunali di Mendrisio, che ora apprezza l’iniziativa del comune di Castel San Pietro considerandola un’ottima opportunità per ricordarlo.

In realtà quest'opera fu costruita più che altro per occupare la truppa. Lo stato maggiore elvetico poteva infatti ipotizzare un'invasione da Sud viste le velleità irredentiste del Governo fascista, anche se inizialmente l’Italia si era dichiarata non belligerante, ma il Mendrisiotto non poteva essere considerato efficace per una resistenza a oltranza. Sta di fatto che il bunker a Obino poteva quantomeno servire a ritardare le divisioni italiane: si trova infatti in una posizione strategica.

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