Ticino e Grigioni

Uno schianto difficile da spiegare

Rimane il mistero sull'incidente aereo di sabato e non sono pochi i dubbi. Abbiamo sentito Antonio Bordoni e Gianbeato Vetterli

  • 6 agosto 2018, 14:56
  • 8 giugno 2023, 22:55

RG 12.30 del 06.08.2018: l'intervista di Veronica Alippi all'esperto Antonio Bordoni

RSI Ticino e Grigioni 06.08.2018, 14:32

Lo schianto di un aereo Ju 52 costato la vita a 20 persone, sabato sopra Flims, non è stato provocato dallo scontro con ostacoli, come cavi o un altro aereo. Lo evidenziano i responsabili dell’indagine, ma a parte queste poche certezze rimane il mistero sulla causa della tragedia. L’aereo, sul quale si trovavano 17 turisti – 15 svizzeri e una coppia di austriaci – e tre membri dell’equipaggio, si è schiantato un verticale ad alta velocità.

Uno schianto difficile da spiegare, anche e soprattutto per le difficoltà oggettive nello svolgimento dell'inchiesta. Veronica Alippi ha interpellato Antonio Bordoni, esperto di aviazione militare e responsabile del sito Air-accidents.com (ascolta l'intervista) proprio per sapere quali saranno i passi da seguire. Bordoni che ha rilevato come "17 persone su un aereo simile, che si spostano contemporaneamente - ad esempio - per vedere il panorama, possono creare problemi di equilibrio all'aereo".

Gianbeato Vetterli, cofondatore della P-3 flyers, pattuglia acrobatica civile ticinese che vola con i vecchi Pilatus, dal canto suo ha osservato che “è uno degli incidenti più incredibili che io ricordi: in generale quando si verifica uno schianto, si presentano rapidamente degli indizi per stabilire cosa è successo, ma in questo caso non si riesce a trovarne. Il tempo era bello, la macchina era in perfetto stato, i piloti avevano una grande esperienza…”

RG 07.00 del 06.08.2018: l'intervista di Paola Latorre all'esperto Gianbeato Vetterli

RSI Ticino e Grigioni 06.08.2018, 12:37

Un Ju 52 come quello precipitato sabato

Un Ju 52 come quello precipitato sabato

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Gli aerei d’epoca come il Ju 52 precipitato nei Grigioni, ricorda Vetterli, “sottostanno alle stesse regole delle macchine più moderne”. Ad un’altezza di 3'000 metri, quella a cui volava l’aereo, “non ci sono problemi di ossigeno o di pressione; la macchina non era pressurizzata ma non ce n’era bisogno”, conclude l’esperto.

Red.MM-RG

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