Cronaca

Delitto di Brusio, scintille al processo

L'udienza di venerdì è stata incentrata sulle schede e il traffico telefonici che, stando all'accusa, sarebbero serviti per pianificare il delitto di Zalende

  • 27 September 2013, 15:04
  • 5 June 2023, 16:12
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La corte riunita 1/2

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Attimi di tensione venerdì in aula a Sondrio al processo in Corte d’Assise per il duplice delitto di Zalende. Le parti hanno avuto un acceso diverbio su due testimonianze che per la difesa del presunto organizzatore dell’omicidio di Gabriella Plozza e Gianpiero Ferrari (accusato in concorso con il presunto killer Ruslan Cojocaru) sono da considerarsi inutilizzabili.

Lo sarebbero poiché i testi hanno ammesso di aver procurato all’imputato cinque schede telefoniche intestate a persone inesistenti. Insomma, avrebbero commesso un reato e quindi avrebbero dovuto finire sul registro degli indagati, non sulla lista testi. La Corte ha però ritenuto di non procedere contro di loro, mentre ha deciso di acquisire la lettera anonima con la quale uno dei due testi nei mesi scorsi è stato minacciato di morte se si fosse presentato oggi in Tribunale.

Telefoni utilizzati per preparare il delitto?

L'udienza è stata dedicata alle schede telefoniche che per l'accusa furono dedicate alla pianificazione del delitto, mentre per la difesa rientravano in un business nel mondo della telefonia in cui l'imputato avrebbe voluto lanciarsi. Ma il valtellinese dopo aver brigato per partecipare a quell'affare - questo hanno dichiarato i testi - si sarebbe tirato indietro al momento di investire dei soldi.

La Corte non vuole perdere tempo

In apertura di udienza il presidente della Corte ha annunciato di voler esaurire i testimoni - una ventina in tutto quelli che restano da convocare - entro la fine dell’anno. A gennaio, infatti scadono i termini di carcerazione preventiva e quindi due imputati – in assenza di una sentenza di condanna – potranno tornare in libertà. Già fissate 11 udienze da qui alla fine dell’anno. Saranno chiamati a testimoniare anche il poschiavino che risulta indagato in Svizzera e alcuni parenti molto stretti delle vittime.

Antonia Marsetti

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