Cronaca

Montecristo bis, sentenza fotocopia

Il TPF conferma due condanne e sette assoluzioni

  • 21 marzo 2012, 16:16
  • 5 giugno 2023, 18:56
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Due imputati condannati e sette assolti. Questo è in sintesi il verdetto emesso nel pomeriggio dal Tribunale penale federale di Bellinzona nel processo bis contro la cosiddetta “mafia delle sigarette”.

I due principali accusati, Paolo Savino e Pietro Virgilio, anche se con pene alleggerite rispetto al verdetto del primo processo sono stati ritenuti responsabili di partecipazione a un'organizzazione criminale. Per tutti gli imputati, otto uomini e una donna tutti residenti in Svizzera, è invece stata ribadita la cancellazione dell'accusa di riciclaggio.

Savino e Virgilio condannati

A Savino e Virgilio sono stati inflitti, rispettivamente, 2 anni e 4 mesi di detenzione parzialmente sospesi e un anno e 9 mesi, sospesi con la condizionale. Per la Corte, Paolo Savino è stato l'uomo chiave nelle relazioni fra le autorità del Montenegro e la criminalità organizzata italiana, mentre Pietro Virgilio avrebbe controllato il clan. I due, oggi assenti in aula, non potevano ignorare il fatto che il traffico di sigarette fosse legato - direttamente o indirettamente - alla camorra napoletana. La riduzione delle loro pene rispetto al primo processo è dovuta al fatto che i reati contestati sono nel frattempo caduti in prescrizione.

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  • CSI 18.00 DRIUSSI - PROCESSO MONTECRISTO 21.03.12.MUS

    credits 21.03.2012, 18:57

Delusione in merito alla sentenza è stata espressa al termine del processo dal procuratore federale Lienhard Ochsner, che ha già anticipato che con ogni probabilità inoltrerà ricorso contro la decisione della Corte federale. Gli assolti sono invece Fredy Bossert, Franco della Torre, Michele Varano, Patrick Monnier, Luis Garcia, Nelly Scheurer e Roland Rebetez.

Accuse di contrabbando e riciclaggio

I nove imputati erano accusati a vario titolo di aver riciclato più di un miliardo di franchi provenienti dal contrabbando di 215 milioni di stecche di sigarette, traffico avvenuto fra il Montenegro e l'Italia fra il 1995 e il 2000. I proventi dell'illecito sarebbero stati riciclati in Svizzera e utilizzati negli anni ’90 per sostenere camorra e sacra corona unita, fatto questo che l'accusa non è però stata in grado di provare.

In primo grado per gli imputati erano state chieste pene fino a quattro anni e mezzo di carcere e il sequestro di oltre cento milioni di franchi.

Un processo che è stato rifatto

Il nuovo processo si è reso necessario dopo che nel marzo del 2011 il Tribunale federale, accogliendo un ricorso del Ministero pubblico della Confederazione, aveva cassato la sentenza del giugno 2009, che proscioglieva tutti gli imputati dall'accusa di riciclaggio e sette di loro da quella di sostegno ad un'organizzazione criminale.

Per il Tribunale federale la Corte bellinzonese aveva operato in modo arbitrario, senza valutare nel dettaglio quello che viene considerato uno dei più importanti casi di criminalità organizzata in Svizzera.

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