Cronaca

Savosa, "era la faccia pulita del clan"

Il 37enne romano arrestato martedì era stato scelto per "far fare il salto di qualità" ai Pensabene. Avrebbe contribuito al tentato contrabbando d'oro dal Senegal e ad immettere nel circuito economico soldi sporchi

  • 7 March 2014, 14:16
  • 6 June 2023, 12:45
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Secondo gli inquirenti italiani l'uomo avrebbe fatto anche da spallone portando personalmente i soldi in Svizzera. "So come non farmi fermare, avrebbe detto ai membri del clan

  • archivio tipress

Il 37enne romano residente a Savosa finito in manette martedì era stato scelto per far fare salto di qualità ai Pensabene. Era la faccia pulita della “famiglia”, che viaggiava su una BMW, aveva una bella casa a Milano e una vita rispettabile in Svizzera. È quanto emerge dalle oltre 700 pagine di ordinanza di custodia cautelare con la quale la Direzione distrettuale antimafia di Milano ha disposto il suo arresto e quello di altre 38 persone.

“Faceva da schermo”

Secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe messo in piedi in Ticino, dal novembre 2011 in qualità di consulente, un sistema di società schermo e di "scatole cinesi" per tutelare maggiormente i capitali illecitamente acquisiti dall’organizzazione. Con queste, attive a livello edile e nautico, avrebbe permesso di immettere nel circuito economico il denaro sporco. "L’avvocato" avrebbe facilitato l’occultamento di beni e denaro, consapevole che dietro c’era attività ‘ndranghetista. Ma avrebbe anche fatto da spallone per portare soldi in Svizzera e ha procurato cellulari e schede telefoniche, nonché carte di credito agli affiliati.

Contrabbando d’oro

In concorso con altri avrebbe inoltre contribuito al tentativo di contrabbandare oro dal Senegal attraverso la Svizzera. Avrebbe partecipato alle riunioni organizzative per l’importazione e sarebbe stato incaricato di predisporre la falsa documentazione necessaria per introdurre l’oro in Italia, tramite la Svizzera.

“Banca clandestina”

Fino al febbraio 2012 avrebbe fatto parte di una vera e propria “banca clandestina”, con base in Brianza e addentellati all’estero, sottolineano gli inquirenti italiani. Una banca autrice di "numerosissimi delitti". Il 37enne, indagato anche dalla procura ticinese , conosceva tutti. Anche il "tugurio", il luogo dove venivano contati i soldi sporchi. Con "Il Papa" dei Pensabene avrebbe concordato un piano che avrebbe permesso di guadagnare fino a 100'000 euro al giorno.

Da.Pa./sdr

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