"Tornare in Kosovo sarebbe un inferno"

Il giovane Arlind Lokaj resterà altri tre mesi in Ticino. Lo ha deciso oggi, venerdì, la Sezione della popolazione sulla base di un certificato medico emesso dal Servizio psicologico di Locarno secondo il quale il ragazzo non può ora sostenere il viaggio di rientro in Kosovo.

La Sezione ha conseguentemente deciso – in attesa di ulteriori valutazioni mediche – di sospendere il termine di partenza fissato a domenica 15 di dicembre.

“Sono felice di questa decisione, perché posso rimanere con mia madre, i miei amici e la mia ragazza. Partire ora era come finire all’inferno”. Arlind commenta così la decisione del Cantone di bloccare il suo rimpatrio. “In Svizzera posso cambiare la mia vita. In Kosovo non mi aspetta nulla. Qui ho avuto cinque offerte di lavoro e, se ottenessi il permesso di soggiorno, andrebbe ancora meglio” ci dice il giovane, spiegando che il fatto che quattro partiti abbiano presentato una mozione urgente in suo favore è positivo. Arlind, ringraziando tutti per la solidarietà, si dice convinto che “tutti sono uguali, ma io non conosco qualcuno nella mia situazione. Credo di meritarmi il permesso perché mi sforzo di integrarmi”.

Oggi, venerdì, in Piazza Governo a Bellinzona il gruppo di sostengo per Arlind consegnerà al Consiglio di Stato una petizione. Le firme raccolte sono 1'666. "Con la decisione di oggi abbiamo più tempo per lottare, ma non è finita" ci dice al telefono Giacomo Morisoli, uno degli organizzatori.

Ultimo aggiornamento venerdì alle 16.00.

RedMM/Da.Pa.