Cultura e spettacoli

A Oerlikon il Premio del cinema svizzero

Tanta presenza femminile "in nero" e poca Svizzera italiana

  • 22 marzo 2018, 22:48
  • 14 settembre 2023, 09:45
Ultime prove alla Halle 622

Le ultime prove luci prima della cerimonia

  • RSI

Il film di una regista come grande favorito.

Ma anche le donne del cinema svizzero invitate dallo Swiss Women's Audivisual Network (SWAN) a presentarsi alla cerimonia vestite di nero, come le colleghe americane, utilizzando l'hashtag #WhyWeWearBlack.

E poi la consigliera federale Simonetta Sommaruga che dà appuntamento a tutte le nominate per una foto femminile di gruppo sul tappeto rosso.

Quest’anno il Premio del cinema svizzero va in scena per la prima volta alla Halle 622 di Zurigo Oerlikon, venerdì 23 marzo alle 19.30 (con diretta integrale su www.rsi.ch/streaming).

Le premesse per tematizzare una delle questioni calde del momento – la disparità di genere che tocca, come tanti altri settori professionali, anche quello del cinema – sembrano esserci tutte.

Anche perché nei giorni scorsi il Tages Anzeiger se ne è occupato in un lungo articolo, caricando di significati la serata.

Non a caso il film grande favorito Blue My Mind (sette nomination) è firmato dalla zurighese Lisa Brühlmann (nominata per la sceneggiatura) e racconta una vicenda adolescenziale al femminile (in lizza la giovane attrice Luna Wedler).

Se il premio principale andasse in questa direzione, si accentuerebbe ulteriormente il trend di donne registe vincitrici degli “oscarini nazionali”, a fronte di una situazione che numericamente le vede ancora molto minoritarie rispetto ai colleghi uomini, ma soprattutto meno sostenute finanziariamente nei loro progetti.

Venendo invece ad un discorso geografico, la lotta nella categoria miglior film quest’anno si prospetta tutta germanofona (con quattro nomination, Mario di Marcel Gisler è il grande antagonista di Blue My Mind) e invece per il miglior documentario la partita si gioca verosimilmente tra il romando L’opéra de Paris di Jean-Stéphane Bron e Das Kongo Tribunal della star teatrale Milo Rau.

Salta però all’occhio, rispetto ad altre precedenti edizioni, la sottorappresentazione complessiva della realtà audiovisiva italofona.

Nell’anno in cui al botteghino ticinese Frontaliers Disaster ha battuto tutti i record per una produzione svizzero italiana, con 35mila spettatori, il cinema italoparlante si ritrova con un’unica nomination nelle undici categorie, quella andata a Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini, che dovrebbe peraltro avere poche chance di vittoria.

Secondo il critico della NZZ am Sonntag Christian Jungen (da noi interpellato nella trasmissione Tutorial Ciak News di Rete Uno), il film comico del regista Alberto Meroni pagherebbe lo stesso scotto di tante commedie d’oltralpe (un esempio quest’anno: Flitzer), che spesso piacciono molto al pubblico, ma vengono poi snobbate dai votanti dell’Accademia del cinema svizzero.

Un’ipotesi per il futuro, di cui si discute per ora soltanto nformalmente: nella cerimonia si potrebbe introdurre un riconoscimento ai tre film delle diverse regioni linguistiche che nell’annata abbiano ottenuto il miglior risultato al box office.

Marco Zucchi









Quartz: il servizio di Marco Zucchi nel TG delle 20:00

RSI Ciaknews 23.03.2018, 20:20


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  • schweizerfilmpreis.ch

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