La RSI alla Berlinale 2017
9-19 febbraio: il primo grande festival cinematografico europeo dell'anno
Ecco i vincitori!
Tutti i servizi da Berlino
18 febbraio:
18 febbraio: Scopri quali sono
17 febbraio: al posto di Hugh Jackman
16 febbraio: veleggia verso gli Oscar
15 febbraio: e chissà che non vinca l'Orso
14 febbraio: il ministro della cultura e all'EFM
13 febbraio: tutti allegri ma spunta un'arma e
12 febbraio: il film sulla giovinezza del padre del comunismo
11 febbraio: la tenzone tra l'artista e il suo modello
10 febbraio: torna Trainspotting in una rinnovata Edimburgo
9 febbraio: mito jazz e emblema delle persecuzioni contro i gitani
9 febbraio: undici giorni di visioni insieme all'orso
Pelo folto!
Continua la linea iconografica della Berlinale che dallo scorso anno prevede testimonianze della presenza dell'orso in giro per la capitale tedesca. Abbracciato a una colonna del metrò o sulla rampa elicoidale del Reichstag. Dentro una macchinetta automatica per le foto o direttamente in uscita da una delle sale cinematografiche del festival. Una decina di manifesti in cui il plantigrado vuole essere il simbolo placido di una manifestazione che non trascura le misure di sicurezza - anch'esse rafforzate a partire dalla passata edizione e ora ulteriormente accresciute - me vuole trasmettere ai suoi numerosissimi, infreddoliti ma fedeli spettatori una sensazione di tranquillità.
MMM Musica Memoria Migranti
Il film d'apertura è dedicato alla figura di Django Reinhardt, chitarrista gitano di culto. La grande musica ma non solo, perché la vicenda di Django serve a mettere in campo una rievocazione forte dello sterminio degli zingari ad opera dei nazisti, per decenni rimasto nelle retrovie dei libri di storia.
La memoria come memento, una funzione del cinema che la Berlinale ha sempre mostrato di gradire e di sostenere. La memoria però anche come modo per conoscere meglio le grandi eccellenza dell'umanità: Reinhardt ma anche Joseph Beuys e Alberto Giacometti, ad esempio, a cui vengono dedicati altrettanti biopic. E poi il cinema che ha memoria di sé e ritorna al proprio passato, come capita nel sequel Trainspotting 2, nel post-wolverine Logan o in tanti altri.
E oltre al passato il presente. Se nel 2016 una delle urgenze contemporanee più pressanti, il dramma dei migranti, ha avuto un momento di grande visibilità con l'Orso d'oro a Fuocoammare, il 2017 berlinese ha alle viste un probabile film di grande spessore dedicato alla medesima materia, con una chiave decisamente diversa. In L'altra faccia della speranza il finlandese Aki Kaursimäki mette a confronto un profugo siriano e quell'incredibile commedia umana stralunata che sono i suoi personaggi tipici, laconici all'ennesima potenza.
Dal TG20: