Cultura e spettacoli

Haji e Nessi, due poeti a confronto

L'incontro si è svolto mercoledì al Cinema Teatro di Chiasso, l'evento seguito dalle telecamere di Turné

  • 31 gennaio 2014, 17:27
  • 6 settembre 2023, 05:03
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Golan Haji e Alberto Nessi 1/2

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È venuto da lontano, attirato nel Mendrisiotto dalle poesie del ticinese Alberto Nessi, l'ospite accolto mercoledì sera da un folto pubblico al Cinema Teatro di Chiasso. È venuto per conoscere di persona l'autore dei componimenti che lo hanno affascinato e per presentare la propria opera appena tradotta in italiano. Due generazioni, due culture, due destini a confronto per ribadire che Oriente e Occidente farebbero meglio ad incontrarsi sulla via del dialogo, anziché dividersi nella diffidenza, nel pregiudizio, nell'ideologia.

Poeta siriano in esilio, Golan Haji è curdo ma scrive in arabo. Appartiene a una minoranza di più di due milioni di persone cui il regime ha negato il diritto alla propria lingua e alla propria cultura. Ma Haji ama l'idioma parlato della maggioranza dei siriani, perché per lui scrivere è sempre anche un po' tradurre: avvicinarsi alle cose migrando di lingua in lingua senza perdersi nelle parole. (Guarda il video a lato)

E soprattutto scrivere è saper vedere le cose mantenendo la giusta distanza: non farsi ingannare da come appaiono qui ed ora, al di fuori della loro storia e dell'incrocio fecondo fra tradizioni culturali. Perché “il presente - scrive Haji in uno dei testi appena tradotti in italiano - è un occhio / con le palpebre mutilate / e lo sguardo sanguinante”.

Così al Cinema Teatro di Chiasso il poeta ha letto in arabo testi propri pensati in curdo e poesie di Nessi scoperte in traduzione inglese e ritradotte in arabo; ha parlato del proprio debito nei confronti della mistica islamica; si è soffermato sulle immagini fulminanti e angoscianti che affollano i suoi versi. Ma non ha quasi proferito parola sul dramma che investe la Siria e sull'aspirazione all'indipendenza delle regioni a maggioranza curda.

E anche all'esperienza che lo ha condotto all'esilio nel 2011, solo qualche accenno velato. “La censura delle dittature - ha finito per dire sollecitato più volte sul tema e citando altri - produce necessariamente forme di espressione che procedono per metafora e per questo è un incoraggiamento alla creazione.”

Un modo particolare di rapportarsi a una tragedia collettiva ma anche individuale che potrete scoprire seguendo la prossima puntata di Turné , che ha filmato l’incontro umano fra Golan Haji e Alberto Nessi in alcuni luoghi-simbolo di Chiasso. Sabato 1 febbraio, su RSI La1, verso le 19.15, in coda a Il Quotidiano.

Cristina Savi

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Nato nel Kurdistan siriano

Golan Haji è nato ad Amuda, una cittadina curda nel nord-est della Siria, nel 1977. Ha studiato medicina all'Università di Damasco e di professione è patologo, ma ha al proprio attivo una vasta attività come poeta, giornalista culturale e traduttore in arabo di opere letterarie inglesi e americane. Nel 2011 è stato costretto a lasciare la Siria e attualmente vive in esilio a Parigi. A partire dal 2004 ha pubblicato diverse raccolte poetiche fra Damasco, Beirut, Doha, Londra, Parigi, Copenhagen e Chicago. Nel 2013 è apparsa in italiano, con il titolo L'Autunno qui è magico e immenso, una selezione di poesie tradotte dall'arabo da Patrizia Zanelli (Ed. il Sirente, a cura di Costanza Ferrini).

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