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Dieci anni di Spotify

La piattaforma ne ha compiuti 15, ma solo dal 2011 è arrivata in Svizzera. Come ha cambiato le nostre abitudini e la musica?

  • 15 novembre 2021, 22:47
  • 10 giugno 2023, 15:58

10 anni di Spotify in Svizzera

Telegiornale 15.11.2021, 21:00

Di: pon/TG

Una volta si andava nei negozi di dischi e si ascoltavano magari per ore le ultime novità, ripartendo poi magari con un paio di album sotto forma di CD. Da una quindicina di anni per gran parte di noi non è più così: la musica non la si compra più, la si "affitta". Tanti ne sono passati dalla nascita di Spotify. Non il primo servizio di streaming musicale ma quello che più di tutti ha segnato il mercato. Dieci anni fa è arrivato in Svizzera, ma quanto ha cambiato la musica oltre che le nostre abitudini?

È un universo a disposizione del consumatore a poco prezzo, che ben si adatta alla nostra vita che scorre molto più veloce. In pochi, oggi, si prendono il tempo di ascoltare un album intero. Magari si salta persino da una canzone all'altra senza arrivare alla fine e, si dice, è anche per questo che i pezzi di oggi hanno un'introduzione breve e arrivano subito al dunque, al ritornello che cattura l'attenzione di un pubblico dalla pazienza limitata. Tobi Müller, giornalista e autore, non ci vede però una grande novità: "Già i Beatles mettevano il refrain all'inizio delle canzoni. O molti pezzi rock'n'roll degli anni '50. Non credo che spotify e lo streaming abbiano modificato così tanto la musica come si è soliti pensare. Spotify ha invece cambiato radicalmente il nostro rapporto con il venditore", afferma l'esperto.

Il rivenditore, dicevamo, e l'artista, che da questa evoluzione è uscito molto spesso perdente. Sono premiati i musicisti che vengono sentiti più spesso, e con i redditi generati dalle piattaforme si cominciano ad avere guadagni un po' consistenti dal milione di ascolti in su. La maggior parte del denaro finisce comunque poi nelle casse delle case discografiche.

"Per me non è una questione di evoluzione tecnica, trovo ottima l'idea della piattaforma digitale, la domanda è piuttosto economica o politica. È chiaro: si genera tantissimo denaro, ma a spese dell'artista", dice il rapper Tommy Vercetti.

Per anni in perdita, ora Spotify è quotata in borsa a New York, ha approfittato della pandemia e ha visto crescere i suoi utenti attivi mensili a oltre 350 milioni e quelli paganti a oltre 150 milioni. Per loro solo vantaggi? "Un algoritmo ci aiuta a navigare in questa marea di musica", dice Nathalie Klauser, esperta di digitalizzazione e società, ma "il codice sorgente non viene rivelato e non è possibile riconoscere quali canzoni sono privilegiate rispetto ad altre. E si finisce inoltre con il restare in una specie di bolla, quella delle canzoni che già ci piacciono".

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