Un gruppo di ricercatori ha trovato tracce di blu oltremare sulle spoglie di una religiosa morta nel Medioevo. Questo è il primo indizio diretto che anche le donne lavoravano con questo preziosissimo pigmento, usato per decorare e illustrare i manoscritti.
Particelle di questa sostanza erano state ritrovate nel 2014 nel tartaro dentale di una donna, probabilmente una suora, deceduta tra il 997 e il 1162. Le analisi hanno appurato che la donna deve aver lavorato a lungo con questo pigmento, presumibilmente leccando la punta del pennello mentre dipingeva. Gli studiosi ritengono che la tecnica utilizzata per questa ricerca potrebbe essere utile anche a identificare gli autori di manoscritti che fino al XV secolo restavano per lo più nell'anonimato.
Finora si è sempre ritenuto che la produzione di manoscritti e miniature fosse nel Medioevo appannaggio degli uomini e segnatamente dei monaci. Ricerche recenti indicano però che anche delle religiose potrebbero aver svolto un ruolo importante nella produzione di libri preziosi, specialmente in Germania e Austria.
Ottenuto dalla macinazione del lapislazzuli, il blu oltremare era a quei tempi uno dei pigmenti più costosi, tanto quanto l'oro, e per la sua produzione ed utilizzo ci si affidava solo ai migliori artigiani e artisti. Solo a partire dal XIX secolo fu sviluppata una versione sintetica di questo colore profondo e luminoso.