Breve storia della sezione ritmica

di Claudio Sessa

L’idea di ritmo è un attributo tra i più logici e apparentemente scontati quando si parla del jazz e della sua storia. Ma questa peculiarità è stata trattata e si sviluppata nelle maniere più diverse, parallelamente all’evoluzione dei generi e degli stili della musica di matrice afro-americana.
Il ritmo in un brano di jazz è fondamentalmente affidato alla cosiddetta sezione ritmica, un gruppo di strumenti di cui fanno parte abitualmente la batteria, il contrabbasso e il pianoforte (o la chitarra), a cui possono aggiungersi a secondo dei casi altre percussioni. Tale insieme di strumenti ha avuto ed ha diverse caratteristiche che rendono la sezione ritmica essenziale nello sviluppo del linguaggio jazzistico: interazione e al tempo coesione tra i suoi elementi, creatività dei singoli, sostegno al resto dell’orchestra e ai solisti. Fine ultimo del lavoro di questo speciale gruppo di musicisti è quello di garantire varietà e fantasia nell’esecuzione del brano musicale.
Claudio Sessa propone la sua specifica lettura dell’evoluzione del concetto di sezione ritmica nel jazz partendo da Jelly Roll Morton e Louis Armstrong, passando per Count Basie e Duke Ellington per arrivare alla rivoluzione del bop con Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Verranno inoltre messe in risalto alcune delle sezioni ritmiche storiche formatesi a partire dagli anni ’50, ad esempio quella con Oscar Peterson, Herb Ellis e Ray Brown, più in là quelle che sostennero le varie evoluzioni di Miles Davis (Red Garland, Joe Chambers e Philly Joe Jones, poi Hancock-Carter-Williams) per giungere alla modernità del nucleo ritmico dei Weather Report, con Zawinul, Pastorius ed Erskine.

Tags: bidland, jazz, ritmo

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