Trent'anni dopo la sua nascita, il termine "world music" pare avere i giorni contati. Nell'era dello streaming musicale la voce non pare più in grado di generare profitti, e da più parti si rileva infine che il termine, anziché arricchire la nostra visione del mondo, la sta impoverendo, sottolineando la frattura culturale fra Occidente e resto del mondo, fra un "noi" e un "loro". Nato come mero espediente di mercato per etichettare le musiche di provenienza "altra", il termine sta insomma rivelando i suoi limiti sia sul piano etico che su quello culturale.
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