Domenica in scena

L’arco di San Marco

di Ferruccio Cainero

  • 12 novembre 2017, 18:30
Ferruccio Cainero

Ferruccio Cainero

  • Ti-Press

DOMENICA IN SCENA
Da domenica 12 a domenica 19 novembre 2017 alle 17:30

Con Ferruccio Cainero & Compagnia:
Ferruccio Cainero, autore, regista e narratore
Mario Crispi, strumenti a fiato arcaici
Juri Cainero, percussioni, canto
Neda Cainero, canto
Editing Thomas Chiesa

L’arco di San Marco

  • L’arco di San Marco (prima parte)

    Domenica in scena 12.11.2017, 18:30

  • L’arco di San Marco (seconda parte)

    Domenica in scena 19.11.2017, 18:30

La storia la raccontano i vincitori e nella loro narrazione raramente trovano posto le ragioni dei vinti. A volte però la realtà è difficile da manipolare e nel racconto dei vincitori qua e là appaiono delle cose strane, ridicole, illogiche ed è proprio in queste contraddizioni che spesso si può ritrovare il filo del racconto della storia degli sconfitti. È in queste contraddizioni che nella Chiesa di Marco si ballava fino all’estasi, in quella di Paolo no. Forse perché Paolo si era convertito cadendo da cavallo? E perché S. Ermacora, patrono di Udine, fa inciampare e cadere? E cosa c’entrano le contadine del Salento, che si rotolavano al suono della taranta e quelle del Friuli, che danzavano sul sagrato delle chiese?

Per la credenza popolare San Ermacora, il santo patrono di Udine, non si deve nominare perché porta sfortuna, fa inciampare e cadere. Un santo patrono che porta sfortuna è una cosa ben strana, ridicola. Cosa si nasconde sotto?

Partendo da questa stranezza si dipanerà un lungo ed affascinante viaggio nel tempo, dal 40 d.C. fino ai nostri giorni, che passando anche per Como e il Ticino, passa per Alessandria d’Egitto, Aquileia, Milano, Roma e il Salento, in una storia avvincente lunga 2000 anni. Dalla seducente ipotesi sulle origini della chiesa di Aquileia e sulla sua evangelizzazione, ecco riaffiorare dalla notte dei tempi, la lotta tra la ricchezza delle tradizioni locali, delle diverse identità e culture e un potere omologante, distruttivo e repressivo. Storia antica eppure così attuale in questi tempi di globalizzazione e di crisi in cui la nostra civiltà si ritrova attanagliata tra l’omologazione del consumismo e la barbarie del fanatismo. La teatralità del racconto e lo stile aneddotico umoristico nascono dalla scoperta di come nella vita dell’autore, questi antichi contenuti, come braci ardenti sotto la cenere, siano rimasti presenti nell’esperienza quotidiana in tanti atteggiamenti mentali, culturali, linguistici, politici, più o meno inconsci.

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