La Recensione

La Recensione

di Franco Fabbri

"Oh! Pardon tu dormais..." di Jane Birkin; Universal Music (dettaglio copertina)

Da lunedì 1. a venerdì 5 marzo 2021

Per i distratti Jane Birkin è la voce che diceva “Je t’aime” in un disco scandaloso del 1969, bandito dalla radio in mezza Europa. Per altri è la madre di Charlotte Gainsbourg. Per altri ancora è un’attrice inglese (ormai da decenni residente in Francia), figlia di un’attrice di teatro famosa e di un agente segreto, moglie di John Barry, il direttore e arrangiatore delle colonne sonore dei film di James Bond, e poi di Serge Gainsbourg, l’ultimo dei grandi cantautori francesi, e di Jacques Doillon, regista cinematografico. Ha recitato in “Blow-Up”, ne “La piscina” e in decine di altri film. L’album “Oh! Pardon tu dormais...” è una riscrittura in forma di canzoni di un dramma scritto e messo in scena da Birkin: una storia di dolore, perdita, disperazione, fantasmi, ma soprattutto sulla morte della figlia, la fotografa Kate Barry. Il cantautore Etienne Daho, folgorato da quello spettacolo, ha convinto Jane Birkin a cantarne l’adattamento, realizzato insieme a Jean-Louis Piérot. C’è dentro la vita di una grande donna.

Sonata Island Kommandoh è un nome “strano” per un gruppo da camera: denuncia un riferimento al mondo dell’avant-rock, altrimenti detto rock in opposition, in particolare nell’incarnazione dei Magma, gruppo francese che si era inventato la lingua di un pianeta fantastico, nella quale erano scritti i testi delle canzoni. Emilio Galante, flautista e compositore contemporaneo, coltiva da anni un incrocio tra rock d’avanguardia e musica da camera (e questo è il secondo album del Kommandoh); a lui si è aggiunto Giovanni Venosta, a sua volta vicino a entrambi i mondi e alla musica da film (per i lavori di Silvio Soldini). Insieme ad Alberto N.A. Turra, Stefano Grasso e Stefano Greco creano un sound attuale, fortemente elettronico, duro ma tutt’altro che ostile.

“Greenfields: The Gibb Brothers' Songbook”, Vol. 1, è un album messo insieme da Barry Gibb, il più anziano e l’unico sopravvissuto dei fratelli Gibb: lui, Robin, il gemello Maurice, e il fratello minore Andy (che non fece mai parte dei Bee Gees). Un’enciclopedia del rock pubblicata negli Stati Uniti nel 1969 elogiava i Bee Gees come possibili successori dei Beatles, soprattutto nel ruolo di autori di canzoni di qualità e di vastissimo successo. Anni dopo c’è stata l’ondata della disco-music, alla quale il nome del gruppo è stato legato indissolubilmente. Ma i fratelli Gibb sono comunque rimasti fra i migliori autori nella popular music di un lungo arco di tempo. Questa raccolta, realizzata con una particolare inclinazione verso la musica country e con la partecipazione di cantanti che altrimenti sarebbe difficile immaginare insieme - come Dolly Parton e Sheryl Crow - lo dimostra.

La biografia di Jakko M. Jakszyk potrebbe essere inventata. Un fatto certo, riscontrabile, è che il musicista inglese (il cognome è quello del padre adottivo, polacco) dal 2013 è il cantante e il secondo chitarrista dei King Crimson, il primo gruppo rock che i critici hanno definito “progressive”, più di mezzo secolo fa. Ha preso il posto che era stato di Greg Lake, di John Wetton, di Adrian Belew. Michael (Jakko è uno pseudonimo, basato su una storpiatura del cognome acquisito) fa musica da quando era ragazzino, e ha collaborato con quasi tutti i nomi che vengono in mente se si pensa al progressive rock inglese. “Secrets & Lies”, l’ultimo di una serie di album a suo nome o in collaborazione, proietta decisamente Jakko nella “casa reale” del rock, con partner come Robert Fripp, Mel Collins, Peter Hammill, Tony Levin, Gavin Harrison.

Pigmy, pseudonimo di Vicente Maciá, è un musicista di lungo corso nel pop-rock spagnolo; a suo tempo leader del gruppo dei Carrots, è chiamato affettuosamente dai critici “il nostro piccolo grande Brian Wilson”, il capo dei Beach Boys, geniale e sfortunato. Pigmy fa tutto: compone, suona, canta, produce, ed è stupefacente quanto lo faccia bene. Il risultato è un album fuori dal tempo, che ricorda tante buone cose di una volta: il progressive folk degli Amazing Blondel, il progressive rock romantico che precede l’epoca del virtuosismo “duro”, deviazioni imprevedibili nella musica medievale e rinascimentale. E Vicente riesce a farci sembrare tutto (quasi) nuovo.

La Recensione

  • "Oh! Pardon tu dormais..." di Jane Birkin

    La Recensione 01.03.2021, 16:00

  • "Quasar Burning Bright" di Sonata Islands Kommandoh

    La Recensione 02.03.2021, 16:00

  • “Greenfields: The Gibb Brothers' Songbook” di Barry Gibb

    La Recensione 03.03.2021, 16:00

  • “Secrets & Lies” di Jakko M. JakszykM

    La Recensione 04.03.2021, 16:00

  • "Pigmy" di Vicente Maciá

    La Recensione 05.03.2021, 16:00

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