La guerra di cui non si ha notizia. È quella tra il Marocco e la Repubblica Araba Saharawi Democratica che dal 13 novembre 2020 hanno ripreso il conflitto a seguito della rottura del cessate il fuoco che durava dal 1991. Gli scontri tra i due eserciti avvengono nel Sahara Occidentale, lungo la dorsale del muro di 2'720 chilometri che divide il territorio liberato, controllato dalla RASD, da quello occupato dal regno di Mohammed VI. Un reportage dal fronte di guerra che racconta, oltre al disequilibrio degli armamenti militari a favore delle truppe di Rabat, gli esiti sulle circa duecentomila persone che il Polisario rappresenta, ovvero gli esuli che vivono da più di quarant'anni nei campi profughi nei pressi di Tindouf, in territorio algerino. Come e quanto il binomio guerra e pandemia da covid19, a cui si aggiunge il dramma dei rifugiati di ritorno, stia vessando i profughi che sono a rischio malnutrizione a causa della drastica diminuzione degli aiuti umanitari che la cooperazione internazionale non riesce più a garantire, lo si ascolta dalle voci della cittadinanza, dei militari, del personale sanitario e dei cooperanti. Dalle stesse testimonianze, giunge al contempo anche la capacità dei saharawi di essere resilienti, in particolare grazie al protagonismo femminile nella società, nonostante un periodo così critico.