Fabrizio De André
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Fabrizio De André: la parola e la voce

di Romano Giuffrida

  • Keystone
  • 11.1.2019
  • 25 min
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  • Musica

Soprattutto la seconda metà del Novecento è stata caratterizzata dall’affermazione di artisti che, attraverso la “forma canzone”, hanno ricoperto contemporaneamente i ruoli di cantanti, di autori dei testi che interpretavano, e addirittura di “maitre à penser” in grado di proporre interpretazioni del mondo e della vita capaci di stimolare il senso critico di chi li ascoltava.

Innumerevoli potrebbero essere i nomi degli artisti da citare, pochissimi però quelli che, attraverso la loro opera, sono stati capaci di influenzare veramente la crescita emotiva, sentimentale e politica delle generazioni con le quali, nel tempo, si sono confrontati. Se negli Stati Uniti (ma, ovviamente, ciò vale anche per gran parte del mondo occidentale), inevitabilmente, il primo di quegli artisti è indubbiamente Bob Dylan (Premio Nobel per la letteratura del 2016), in Italia è Fabrizio De André.

Nessuno, come De André, ha infatti elaborato una poetica in musica capace di coniugare etica, critica politica, ironia e pietas in forma di versi di rara bellezza che in molti, non a caso, hanno voluto interpretare come “poesia”.

Dal poeta Mario Luzi alla scrittrice Fernanda Pivano, dallo scrittore Alvaro Mutis al regista Wim Wenders (solo per citarne alcuni), tutti hanno elogiato il versificare in musica di De André come un’altissima forma di poesia.

Al di là del riconoscimento affettivo che chiunque abbia amato le canzoni di De André non può negare al cantore degli “ultimi” dell’arroganza dei poteri, dei Vangeli e dell’anarchia (Fernanda Pivano lo ha addirittura nominato come “il più grande poeta” italiano degli ultimi cinquant’anni), è effettivamente possibile equiparare la canzone d’autore, benché ineguagliabile come quella di Fabrizio De André), alla poesia tradizionalmente intesa? Abbiamo posto questo interrogativo a Umberto Fiori, poeta ma anche cantante e autore di testi per la canzone e quindi in grado di suggerire parametri utili a identificare con precisione i due mondi di riferimento, ossia la poesia e la canzone, e i loro possibili o impossibili punti d’incontro.

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