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La rivoluzione non era più quella…

La letteratura dell’esilio di Gustaw Herling-Grudziński, di Marcello Anselmo

  • 29 maggio 2017, 11:00
Gustaw Herling-Grudziński

Gustaw Herling-Grudziński

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Lunedì 29 maggio 2017 alle 09:00
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Gustaw Herling-Grudziński (Kielce 1919 - Napoli 2000), è stato uno dei maggiori scrittori polacchi del ventesimo secolo. La sua biografia attraversa una delle più laceranti traiettorie del Secolo Breve, la cui esperienza emerge – in forme e linguaggi diversi – nell’intero corpus della sua produzione saggistica e letteraria.

Con l’invasione nazista della Polonia nel 1939 inizia la sua militanza in una delle prime organizzazioni della resistenza Polska Ludowa Akcja Niepodległościowa (Gruppo di Azione Popolare Polacca per l’Indipendenza). In seguito alla spartizione del territorio polacco intervenuta con il famigerato accordo Molotov-Von Ribbentrop, viene arrestato dalla polizia sovietica l'NKVD e internato in un gulag nell’Oblast di Archangel’sk, regione settentrionale dell’Unione Sovietica. Liberato nel 1942, è arruolato nel corpo di spedizione polacco al comando del Generale Władysław Anders, inquadrato nell’esercito alleato che partecipa alla campagna per la liberazione della penisola Italiana. Durante la guerra prende parte alla sanguinosa battaglia di Montecassino.

Alla fine della guerra decide di non rientrare in Polonia, divenuta una Repubblica Popolare nella sfera di influenza sovietica e inizia il suo lungo esilio dapprima a Roma, poi a Londra e Monaco di Baviera. Dal 1955 dopo il matrimonio con Lidia, terzogenita del filosofo Benedetto Croce, si stabilì a Napoli. Il suo studio all’interno di villa Ruffo, nella centrale via Crispi del capoluogo partenopeo, diventa il suo rifugio, lo spazio intimo, la retrovia in cui sviluppare la sua attività letteraria e di militanza culturale.

Gustaw Herling è stato un instancabile critico del totalitarismo, descritto non solo nelle pagine della sua opera principale – Un mondo a parte, edito nel 1951 con la prefazione di Bertrand Russel – dove racconta la prigionia nel gulag sovietico, ma anche nel suo lavoro di redattore, autore, collaboratore di importanti riviste della seconda metà del Novecento. Kultura, rivista dell’esilio intellettuale polacco edita a Parigi, Tempo Presente grazie alla quale intrecciò una profonda amicizia con gli intellettuali dissidenti italiani Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone.

Le sue posizioni libertarie, non lontane dalle idee antitotalitarie di intellettuali come Albert Camus e Ivan Illich, collocano Herling nel panorama intellettuale e letterario europeo dissidente e critico rispetto alla polarizzazione ideologica della competizione tra Capitalismo liberista e Realsocialismo. Il suo rifiuto verso la semplificazione dogmatica, della riduzione dell’individuo a entità soggetta al dominio di una supposta volontà collettiva, hanno caratterizzato la sua poetica ma anche determinato il suo isolamento all’interno della comunità intellettuale europea. Una condizione che ha gravato sulla già difficoltosa condizione di esule.

L’audiodocumentario “La rivoluzione non era più quella…” ripercorre le tappe più importanti del suo percorso biografico e letterario attraverso le voci della figlia Marta Herling (oggi direttrice dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici), Stefano De Matteis (antropologo e collaboratore di Herling, fondatore dell’Associazione Gustaw Herling-Grudziński- Centro Studi) e rari spezzoni di interviste dello scrittore.

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