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Pio XII. I silenzi e i dilemmi di un pontefice

di Brigitte Schwarz

Pio XII





A partire dalla pièce teatrale “Il vicario” di Rolf Hochhut che, negli anni Sessanta, additava Pio XII come “il papa del silenzio” di fronte allo sterminio degli ebrei, ogni stagione ha visto una polemica: dalla pubblicazione degli Actes et documents du Saint Siège relatifs à la seconde guerre mondiale, voluta da Paolo VI, all’istituzione di una commissione mista di studiosi cattolici ed ebrei negli anni ’90, poi naufragata, sino all’avvio del processo di beatificazione e alle didascalie riguardanti Eugenio Pacelli nel museo dell’Olocausto a Gerusalemme. “Finse di ignorare e tacque, finendo con il rendersi complice” oppure “Agì in silenzio, aiutando segretamente gli ebrei”? In realtà come ha osservato lo storico della Chiesa Giovanni Miccoli, ospite della trasmissione, autore del volume I dilemmi e i silenzi di Pio XII. Vaticano, Seconda guerra mondiale e Shoah, Rizzoli (2000) al di là delle polemiche “si tratta di determinare in primo luogo ciò che egli ha fatto e perché ha fatto così, alla luce del contesto nel quale lui e i suoi collaboratori hanno dovuto operare, e secondo le idee, le attese, le preoccupazioni e i giudizi che li hanno di volta in volta orientati e motivati”.

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