Ricostruire un paese è un’impresa costosa e faticosa. Ma perché riprendano economia e vita sociale non basta unicamente riattivare infrastrutture e edifici, occorre pensare alla salute psichica oltre che fisica di chi abiterà quel paese nei prossimi decenni. Occorre aiutare i bambini traumatizzati di oggi a diventare gli adulti capaci di guidare il paese domani.
Accanto a politici e diplomatici alla conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina di Lugano del 4 e 5 luglio, siedono anche alcune ONG tra cui Terre des hommes, la più grande organizzazione svizzera di aiuto all’infanzia.
Un aiuto in cui la collaborazione con le autorità e la popolazione locali sono fondamentali e che si articola attorno al lavoro di chi opera sul posto. Come Rehina Chulinina e Jana Smelianska, profughe a loro volta, sfollate in Moldova o in zone meno esposte dell’Ucraina. Entrambe lavorano in programmi di aiuto all’infanzia e insime a Arina Cretu, addetta stampa di Tdh per l’Europa dell’Est erano a Lugano per raccontare la situazione sul campo.
Con la traduzione di Elina Jakoslava, giovane avvocato ucraina rifugiata in Svizzera lo scorso aprile.
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