Il luogo dell'assassinio in cui una bomba mafiosa uccise il giudice italiano Giovanni Falcone
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Strage di Capaci: i “semi di legalità” contro le parole vuote

di Sabrina Pisu

  • Keystone
  • 23.5.2023
  • 24 min
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  • Scienze umane e sociali

C’è ora un giardino della memoria all’altezza di Capaci, sotto l’autostrada A29 che va verso Palermo, a ricordare e ricomporre la terra che il 23 maggio del 1992 è stata divelta da oltre 500 chili di tritolo azionato, su una collina poco distante, dal telecomando del mafioso Giovanni Brusca. Nell’attentato persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie, la magistrata Francesca Morvillo, e tre poliziotti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

È Cosa Nostra che non dimentica. Lo sapeva il giudice Giovanni Falcone che con il Maxiprocesso, istruito con Paolo Borsellino, aveva tolto ai boss l’impunità. Un processo con 475 imputati celebrato nell’Aula Bunker, con il Comune di Palermo che per la prima volta si costituì parte civile. Nel 1987 furono condannati 346 mafiosi: un totale di 19 ergastoli e 2665 anni di carcere. Sono passati 31 anni, scanditi da commemorazioni da cui si tiene lontano il magistrato Alfredo Morvillo che nella strage di Capaci ha perso sua sorella Francesca.

Cosa resta dell’impegno contro la mafia pagato con la vita prima da Giovanni Falcone e poi, 57 giorni dopo, con la strage di via D’Amelio a Palermo, da Paolo Borsellino, ucciso con cinque uomini della scorta, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli?

Restano “semi di legalità” come dice Antonella Di Bartolo, preside dal 2013 dell’Istituto Sperone-Pertini nella periferia di Palermo, che cerca di restituire un orizzonte di bellezza ai bambini difendendo il loro diritto alla scuola, per sottrarli alla mafia.

Con Antonio Vassallo, il fotografo che per primo arrivò sul luogo della strage di Capaci, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo per cinque volte, il suo ultimo mandato è finito nel giugno del 2022, Alfredo Morvillo, magistrato, oggi in pensione, ex Procuratore di Trapani, e Antonella Di Bartolo, dirigente scolastica dell'istituto comprensivo Sperone-Pertini nel quartiere Sperone a Palermo.

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