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Viaggio nelle lingue italiane

Arà! Il dialetto siciliano tra Pozzallo e Palermo, di Valerio Rosa

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  • 24.6.2022
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  • Scienze umane e sociali

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Scrive Gesualdo Bufalino che “nel vivaio inesauribile della sapienza anonima (…) cresce in Sicilia una flora di frasi acri, tetre, malinconiche, arroganti: espressioni d’una spicciola filosofia quotidiana, quale può attendersi da una gente vestita a lutto, avvezza a subire e a rendere il male, incredula di speranza. Sono accenti di cordoglio, di collera; sono dicerie di scherno, propositi di vendetta… sempre in bilico sul confine che separa il pessimismo dal cinismo, l’astuzia dalla perfidia, la mafiosità dalla mafia”. Oppure sono frasi scherzose, ironiche, canzonatorie, indovinelli per esorcizzare la morte, interiezioni dai molteplici sensi, a seconda dell’intonazione e del contesto; parole ambigue, che celano propositi contrari al significato letterale. Il siciliano (sintesi di comodo per un dialetto che si rifrange in tante varianti quanti sono gli isolani) è insidioso, contraddittorio, ricco di sfumature, nasconde e dissimula, è calcolo e diffidenza (“cu nia nun s’annìa”: chi nega non annega), ma è anche apertura, ascolto, curiosità (“cu avi lingua passa u mari”: chi sa parlare varca qualsiasi mare), è la voce sincera, immediata, senza filtri di chi sopporta l’italiano come la lingua della burocrazia, dell’ufficialità, delle imposizioni statali. La voce di chi vive l’isolitudine come un privilegio e una condanna.

Con le testimonianze e le riflessioni del prof. Giovanni Ruffino, presidente del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, del sindacalista e storico di politica locale Nicola Colombo, dello studioso di tradizioni linguistiche Piergiorgio Barone, del cantautore ed etnomusicologo Carlo Muratori e dell’attore e regista teatrale Salvo Piparo e con le voci di Giuseppe Ricca, Giancarlo Lauretta, Luciano Susino e Giusy Trevisan.

Prima emissione giovedì 29 aprile 2021

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