Oggi, la storia

Napoli Uni

di Mariateresa Fumagalli

  • 3 giugno 2016, 09:05
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La città di Napoli

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Oggi, la storia
Venerdì 03 giugno 2016 - 07:05

“Bella è Napoli …quasi un paradiso in terra : “ così scriveva il 5 giugno 1224 Federico II di Svevia nel diploma che istituiva la nuova università partenopea . Federico l’erede degli Altavilla voleva attirare alla scuola sulle rive del Mediterraneo maestri e allievi anche con l’aiuto delle bellezze di Napoli che aveva allora trentamila abitanti ed era , parola del re , “salubre amena e sicura ”.

Il Diritto , le Arti e la Teologia sarebbero diventate la struttura portante dello Studium napoletano mentre l’antica scuola di Salerno nata nei secoli intorno al Mille avrebbe conservato l’insegnamento della medicina che l’aveva resa famosa in tutta Europa . L’università nel progetto federiciano non aveva solo lo scopo , importantissimo, di preparare la classe dirigente del regno - medici, notai , funzionari dell’amministrazione - ma ambiva anche a “soddisfare la fame di sapienza” dei giovani stranieri che intendevano studiare a Napoli. A loro Federico - sempre attento anche al lato pratico della situazione - assicurava alloggio e vitto a prezzi modici invitandoli a trasferirsi al bel sole del Mediterraneo.

Su quali libri studiavano i giovani universitari di allora ? Da un secolo la biblioteca delle scuole di Europa si era enormemente ingrandita : una schiera di studiosi in vari centri - in Sicilia , in Spagna , in Inghilterra , in Francia - traduceva direttamente dal greco e indirettamente dall’arabo, tra l’altro i testi di fisica metafisica e etica di Aristotele assenti da secoli nella cultura dell’Occidente latino . I maestri universitari li commentavano e li discutevano elaborando teorie adatte ai nuovi tempi.

Un luogo comune dei nostri manuali scolastici di gioventù indicava Aristotele come indiscussa autorità per gli intellettuali medievali ; ma ricordiamo che Alberto Magno scriveva che “ noi siamo uomini esattamente come Aristotele e dobbiamo lasciarci guidare non dalla sua autorità ma dalla ragione”. “E nelle scienze naturali anche dall’ esperienza” aggiungeva Federico II.

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