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Banca mondiale e lotta contro il tabagismo

di Pietro Veglio

  • 18 ottobre 2017, 14:20
iStock-Smettere di fumare sigarette-maschio mano efficace
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Mercoledì 18 ottobre 2017 alle 12:20

La Banca mondiale ha pubblicato recentemente un coraggioso rapporto realizzato congiuntamente con l’Organizzazione mondiale della sanità cosi come le fondazioni Bill & Melinda Gates e Bloomberg sull’urgenza di una lotta contro l’uso eccessivo e prolungato del tabacco, in particolare nei paesi in sviluppo. Il rapporto raccomanda ai singoli paesi di introdurre una cospicua tassa sulle sigarette che ne diminuirebbe la loro attrattività ed il consumo. Ciò avrebbe un impatto positivo sia sugli indici di sviluppo umano dei singoli paesi che sulla riduzione dei loro livelli di povertà. Una raccomandazione sicuramente non ben vista dalle potenti ditte che producono e commercializzano sigarette a livello planetario.

Poche persone dubitano che il tabagismo abbia un effetto negativo sulla salute. Ma allo stesso tempo molte persone, compresi i politici, non sono ancora coscienti delle conseguenze negative di questa sindrome tossica, non solo sulla salute dei singoli, ma anche economiche e sulla lotta contro la povertà. Il rapporto stima infatti che il tabacco uccide almeno la metà dei fumatori di lungo periodo e che i decessi annuali derivanti dal suo consumo siano superiori a quelli di SIDA, tubercolosi e malaria combinati. L’impatto negativo del tabagismo è in preoccupante aumento. Nel 20esimo secolo si registravano globalmente circa 100 milioni di decessi dovuti all’uso eccessivo e prolungato del tabacco. Senza cambiamenti, il tabacco potrebbe colpire 1 miliardo di persone in questo secolo, la maggioranza abitanti di paesi in sviluppo o emergenti. Ciò diminuirebbe ulteriormente l’efficacia già molto precaria deisistemi nazionali della salute.

I decessi legati all’uso eccessivo del tabacco non sono solo prevenibili ma hanno un costo economico stimato annualmente di 1'400 miliardi di dollari, l’1,8% del PIL mondiale. Il peso di questa situazione insostenibile ricade sulle persone ed i paesi più poveri. A livello mondiale più dell’80% dei fumatori vive infatti nei paesi in sviluppo o emergenti dove la dipendenza dal tabacco tocca soprattutto le persone con i redditi ed i livelli educativi più bassi. Queste persone spendono una percentuale più elevata dei loro redditi per l’acquisto di sigarette rispetto alle persone con redditi più elevati. E sono anche quelle che soffrono maggiormente per le malattie non trasmissibili come cancro, ictus cerebrali e malattie del cuore. Le spese sanitarie e le perdite economiche per la cura di queste malattie creano grosse sfide finanziarie alle persone coinvolte aggravandone le loro condizioni di esistenza. Nel contempo il consumo eccessivo di tabacco riduce le prospettive professionali dei giovani e diminuisce la produttività lavorativa degli adulti.

L’adozione di una tassa nazionale che penalizzi in modo significativo il consumo di tabacco è un imperativo. L’esperienza internazionale dimostra che un aumento del 50% del prezzo delle sigarette riduce del 20% il consumo delle stesse. La tassa sarebbe facile da gestire e contribuirebbe a mobilitare risorse pubbliche addizionali per uno sviluppo economico e sociale più inclusivo.

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