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Clima

di Vincenzo Galasso

  • 30 ottobre 2015, 13:20
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Venerdì 30 ottobre 2015 - 12:20

Nella conferenza mondiale sul clima che si terrà a dicembre a Parigi, si parlerà sicuramente degli effetti negativi del riscaldamento globale: lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare e l’aumento di fenomeni atmosferici estremi, come gli uragani. Saranno in pochi invece a pensare che i cambiamenti climatici possono avere un impatto anche sulla produttività economica.

Eppure non è difficile capire che la produttività del lavoro diminuisce se l’ambiente lavorativo è troppo caldo o troppo freddo. Uno studio che analizza i comportamenti dei lavoratori edili statunitensi mostra ad esempio che la loro giornata lavorativa tende a ridursi di quasi un’ora nei giorni in cui la temperatura supera i 29°. Altre evidenze empiriche indicano che una giornata di caldo intenso (ovvero con una temperatura attorno ai 24-27° per 24 ore) riduce il reddito medio giornaliero di un lavoratore del 20%. Poiché il clima ha un impatto diretto su più di un quarto della forza lavoro statunitense, periodi di gran caldo potrebbero quindi avere effetti economici negativi sostanziali.

Un recente studio pubblicato dalla famosa rivista Nature prova ad identificare la temperatura ottimale per l’economia. Ovvero quella che massimizza la produttività economica di un paese. Secondo gli autori dello studio, la temperatura giusta è di 13 gradi. La produttività è massimizzata nei paesi che hanno una temperatura media annuale attorno ai 13 gradi. Un aumento di 3° oltre la media annua di 13° è deleteria: il PIL del paese diminuisce del 3% annuo.

Il riscaldamento globale avrebbe quindi effetti economici molto diversi se si vive in Germania o Svizzera, dove la temperatura media è rispettivamente attorno agli 8° e ai 6°. Oppure in Italia o Spagna, dove la temperatura media è rispettivamente attorno agli 13.5° ed ai 15.5°. O addirittura in Grecia, con quasi 17° di temperatura media annua. Qualche grado in più renderebbe svizzeri e tedeschi ancora più produttivi, mentre italiani, spagnoli e greci dovrebbero seguire l’esempio di Singapore per recuperare la produttività perduta: puntare sull’aria condizionata. Con la conseguenza però di aumentare ulteriormente i consumi energetici: a Singapore infatti il 40% dell’elettricità utilizzata negli edifici è per l’aria condizionata. La conferenza di Parigi dovrà quindi provare a trovare una risposta al problema del surriscaldamento del Mediterraneo, che qualche fortunato turista avrà potuto sperimentare durante le vacanze estive.

Quasi dimenticavo: qual è la citta svizzera che si avvicina maggiormente alla media dei 13° annuali? Lugano! Naturalmente, con 12.4°.

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