Plusvalore

E sarà Babbo Natale per tutti

di Silvano Toppi

  • 21 December 2017, 12:20
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Plusvalore
Giovedì 21 dicembre 2017 alle 12:20

Questo è il mio ultimo Plusvalore. Età e rotazione mi hanno invitato a lasciare. Non è ovviamente una notizia da commentare. Può essere un pretesto per un ultimo commento che oso permettermi. Ho assistito alla nascita di questa rubrica economica, voluta da quell’ottimo e intraprendente giornalista che è Enrico Morresi, allora responsabile del “parlato” della Rete Due. Andammo persino assieme a Milano, al Sole 24 ore, a pescare qualche collaboratore. Morresi aveva una sua idea sul come dovessero essere impostati questi editoriali, affidati a economisti. La espresse nel primo titolo che dette alla rubrica: Nonsolosoldi, una sola parola, ignota al vocabolario, ma densa di significato. Mi piacque poiché conteneva ciò che un mio indimenticabile professore, Basilio Biucchi, sostenne nel suo “Abschied” dall’Università di Friborgo: “Nur oekonomie, ist keine oekonomie”, l’economia ridotta solo a economia, non può essere economia. I padri dell’economia, a cominciare da Aristotele che ne ha inventato il termine o Smith o Marx o Keynes o Sauvy o Galbraith, sono stati prima di tutto filosofi. Perché sapevano che la vita- e lo diceva proprio Aristotele nel suo famoso trattato- è azione, non produzione, e l’obiettivo dell’economia è “la vita buona”, che non può essere solo una ricerca individuale ma un progetto collettivo.

Questa rubrica, un tempo Nonsolosoldi poi “Plusvalore”, era voluta perché l’economia è una dimensione ineliminabile della vita umana, ma proprio per questo non dovremmo sottrarci al dovere di fare anche di questa dimensione una via di promozione della persona e poi della comunità. Ciò che non può avvenire se si accetta l’autoreferenzialità di una disciplina che indica i soldi come unica variabile significativa dei processi economici e se si assume il consumo (la crescita produttiva, l’accumulazione di plusvalore) come obiettivo prioritario e il mercato come unico rapporto tra le persone, non importa poi quali ne siano le conseguenze sul piano umano, sociale, ambientale e sempre più anche democratico. Chi ne rileva le disumanità, oggi il più delle volte sarà ritenuto strambo, irrealista o il solito bastian contrario.

Quindi, a mo’ di parafulmine, chiudo citando Keynes che riassume tutto con lucidità: Oggi economisti, politici e quanti con l’economia hanno un rapporto attivo o decisionale, non debbono “fingere con se stessi e con tutti gli altri che il giusto è sbagliato e che lo sbagliato è giusto perché quel che è sbagliato è utile e quel che è giusto no. Essi sono semplicemente convinti che solo l’utile sia giusto perché identificano l’utile con l’accumulazione e oltretutto sono incredibilmente fiduciosi del suo significato sociale”. Che è appunto l’altro dogma che si è imposto in questi ultimi anni: non preoccupatevi, va tutto bene, l’accumulo di ricchezza, anche se per pochi, finisce per sgocciolare anche sui poveri. E sarà Babbo Natale per tutti.

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