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Guerra tra mercati e democrazia

di Amalia Mirante

  • 31 May 2018, 12:20
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Giovedì 31 maggio 2018 alle 12:20

L’Italia non trova pace. Dopo le tanto attese elezioni e dopo oltre due mesi e mezzo di trattative per creare un governo, ecco il colpo di scena domenica sera. Il Presidente della Repubblica ha messo il veto alla nomina del ministro dell’Economia scelto dalla nuova coalizione di governo, il Prof. Savona. La coalizione non ha accettato di cambiare la sua proposta e quindi il governo è crollato ancora prima di essere nominato.

Il Presidente ha giustificato la sua scelta di non appoggiare il Prof. Savona, invocando la stabilità dei mercati e di riflesso, secondo il presidente, la tutela del risparmio degli italiani. A suo modo di vedere, le posizioni estremamente critiche nei confronti della moneta unica espresse in passato dell’economista avrebbero mandato segnali pericolosi ai mercati. Questo avrebbe potuto innescare incertezza e quindi aumentare ancora di più il costo dell’enorme debito pubblico italiano. Le speculazioni sul differenziale tra il tasso di interesse pagato sui titoli italiani e quello dei titoli tedeschi, il famoso spread, non sono mancate negli ultimi mesi.

Non mettendo assolutamente in discussione i poteri del Presidente della Repubblica di dire no ai ministri proposti, alcune considerazioni rimangono aperte.

Certo, il Prof. Savona in passato ha riflettuto e probabilmente lavorato sull’idea dell’uscita dall’Euro e di un ritorno ordinato alle monete nazionali; ma è anche probabile, che tutti gli economisti che si occupano di queste tematiche abbiano fatto le stesse riflessioni.

E un altro quesito nasce: un ministro dell’economia da solo, avrebbe davvero il potere di creare pressioni tali da portare un Paese ad abbandonare la moneta unica? Ne dubitiamo.

Se riflettiamo sull’esito delle elezioni italiane, al di là delle comuni considerazioni di vittoria del populismo e del sovranismo, ciò che è innegabile è che il popolo italiano in maniera libera e democratica ha dato la sua preferenza a movimenti critici nei confronti dell’Unione Europea. È abbastanza chiaro che i ministri scelti da questi due movimenti, non sarebbero stati grandi sostenitori dell’UE: e la squadra dei ministri lo dimostrava. Ora il quesito che molti si pongono è: ma le scelte democratiche di un popolo che è sovrano e libero possono piegarsi al volere dello spread e dei mercati?

Il debito pubblico italiano non è un problema degli ultimi mesi; il debito italiano è il risultato di decenni di pessima amministrazione. E soprattutto il problema dell’entità del debito pubblico italiano non si risolverà a breve, anzi. Con l’incertezza di nuove elezioni e con una nuova fase di instabilità politica, le cose potranno solo peggiorare.

E quindi, il destino degli italiani sarà quello di vedersi annullare un voto democratico fino a quando non decideranno di eleggere la classe politica che vogliono gli altri Stati e i mercati?

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