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I poteri forti contro il desiderio di autodeterminazione

di Mauro Baranzini

  • 10 October 2017, 12:20
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Martedì 10 ottobre 2017 alle 12:20

Una volta il desiderio di libertà o di autodeterminazione veniva combattuto con le armi, e con ogni mezzo a disposizione; da una parte e dall’altra. Senza esclusione di colpi. Oggi le cose sono più complicate, e non è sempre tutto bianco, o tutto nero. Tre anni fa, nel 2014, la Scozia andò a votare per la propria indipendenza, con il permesso di Londra; due anni fa, fu la Gran Bretagna che andò a votare per restare o uscire dall’Unione Europea. E oggi è la volta della Catalogna che vorrebbe staccarsi dalla Spagna, questa volta in contrasto con Madrid. Movimenti legittimi o illegittimi, questo resta ancora da vedere. Quello che fa specie, in questi casi, è l’intromissione dei poteri forti a tentare di delegittimare questi desideri di indipendenza, certo non sempre per idealismo. Nel 2014, in occasione del referendum sull’indipendenza della Scozia, le grandi banche britanniche minacciarono di spostare le loro sedi da Edimburgo a Londra (leggi Royal Bank of Scotland). Anche l’Unione Europea mise subito le mani avanti, e disse che l’eventuale rientro della Scozia nell’Unione Europea sarebbe stato tutto in salita. (Il referendum, come di sa, venne bocciato dal 55,3% dei votanti; ma la Scozia tornerà presto a reclamare la propria indipendenza.) Due anni fa tutti, compreso il presidente degli Stati Uniti, entrarono a gamba tesa contro l’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Tinte fosche furono dipinte per la Gran Bretagna dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Centrale Europea, dalla stessa Banca d’Inghilterra, dalla Commissione Europea e da molte altre istituzioni. Eppure l’economia britannica non è mai andata così bene, e la disoccupazione non è mai stata così bassa da 40 anni a questa parte. Adesso che si comincia a negoziare l’uscita della Gran Bretagna dall’UE, le grandi banche e le grandi aziende stanno ancora minacciando di abbandonare Londra, per altri lidi. Vedremo poi se lo faranno davvero. La stessa cosa sta capitando con la Catalogna adesso: due o tre grandi banche, una multinazionale dell’energia, e diverse altre grosse aziende, hanno annunciato che trasferiranno la loro sede, lontano da Barcellona. E anche il Fondo Monetario Internazionale sta tuonando: fuori dalla Spagna la Catalogna crescerà meno, forse addirittura dell’1% in meno. E così ricomincia il carosello del catastrofismo e dei ricatti. Possibile che le teste d’uovo del Fondo Monetario Internazionale non abbiano ancora capito che il desiderio di autodeterminazione, e di libertà, è più importante dell’1% in meno, o in più, del prodotto interno lordo? La lezione della Gran Bretagna di due anni fa non è servita a niente? Fossero tutti stati più costruttivi, e non distruttivi, magari certi strappi non si sarebbero fatti.

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